SANITA’ – Tre nuove tecniche nel campo oncologico presentate dalla “Cattolica”

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CAMPOBASSO – Nel corso del Congresso Europeo di Fisica Medica (ECMP) che si è svolto qualche settimana fa ad Atene (Grecia), sono state presentate tre ricerche sviluppate dalle Unità Operative di Fisica Sanitaria e di Radioterapia Oncologica della Fondazione “Giovanni Paolo II” di Campobasso.. Primo autore dei tre contributi scientifici è il Dottor Savino Cilla, responsabile della Unità Operativa di Fisica Sanitaria della Fondazione, coadiuvato dalla Dott.ssa Anna Ianiro.

<Ogni anno –spiega il Dottor Savino Cilla- più della metà dei pazienti oncologici si sottopone a radioterapia e il loro numero cresce continuamente man mano che l’innovazione tecnologica consente terapie più mirate ed efficaci. Proprio a causa del suo essere sempre più ‘intelligente’, la radioterapia, oggi, è una procedura molto complessa che utilizza tecnologie estremamente avanzate e necessita del coinvolgimento di diverse figure professionali (medici, fisici, tecnici, infermieri).

Dall’inizio della nostra attività qui a Campobasso abbiamo implementato ogni attività e ogni azione che avesse come obbiettivo la rilevazione di errori anche minimi in ambito radioterapico, con lo scopo di avviare rimedi immediati ed evitare ogni tipo di inaccuratezza nella terapia del paziente.

In questo ambito – prosegue il Dottor Savino Cilla – uno degli studi proposti ha mostrato la possibilità di utilizzare nella routine clinica radioterapica un insieme di strumenti statistici di controllo, mutuati dalla ingegneria industriale, e chiamati Controllo Statistico di Processo (CSP). L’applicazione di questa strategia CSP consente di studiare la variabilità di tutti i fenomeni ed il monitoraggio dei processi associati al trattamento radioterapico e di prendere decisioni sulla natura di dette variazioni, di stabilire cioè, con rischi prefissati di errore, se esse possono attribuirsi al caso oppure a cause esattamente individuabili.

Il risultato atteso è il miglioramento continuo della qualità del trattamento e l’individuazione istantanea di ogni anomalia di processo>. Sempre nel campo della assicurazione di qualità, una seconda ricerca ha mostrato i risultati nell’applicazione nella routine clinica di un procedimento di verifica diretta della dose al paziente chiamato dosimetria in-vivo.

<Nel corso degli anni –continua il Dottor Savino Cilla- siamo stati tra i primi a livello internazionale ad aver elaborato una strategia di controllo diretto della dose erogata al paziente. Tale progetto, approvato e finanziato dal prestigioso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, è nato e maturato nel nostro Centro di Campobasso in collaborazione con i fisici del policlinico Gemelli di Roma e poi si è sviluppato su scala nazionale.

Si tratta di un complesso algoritmo in grado di monitorare in tempo quasi reale la dose erogata quotidianamente al paziente. I risultati clinici di questo metodo, soprattutto nel caso dei trattamenti più complessi come la tecnologia VMAT, hanno mostrato la sensibilità di questa tecnica e la possibilità, in caso di discrepanze con la dose predetta, di attivare immediatamente procedure di controllo sull’intero processo radioterapico>.

Infine, la terza ricerca ha mostrato l’applicazione di una complessa tecnica matematica (chiamata efficienza paretiana) nella ottimizzazione dei trattamenti radiochirurgici delle metastasi extracraniche mediante VMAT, una tecnica che è stata introdotta clinicamente presso la Fondazione alcuni anni fa, tra i primi in Europa. <La radiochirurgia – dice il Dottor Savino Cilla – consiste nella erogazione in una singola applicazione di dosi molto alte per distruggere una o più metastasi, ma gli obiettivi di erogare una dose ablativa al tumore e una dose minima ai tessuti normali circostanti sono intrinsecamente in conflitto.

Questo conflitto si riscontra in numerosi campi, soprattutto in economia, e fu il matematico italiano Vilfredo Pareto a formalizzare quando l’allocazione delle risorse è tale che non è possibile apportare miglioramenti ad un sistema, cioè non si può migliorare la condizione di un obbiettivo senza peggiorare la condizione di un altro.

Abbiamo dimostrato che l’efficienza paretiana può essere utilizzata anche in radioterapia per ottimizzare i complessi trattamenti di radiochirurgia, fornendo una guida rigorosa e quantitativa alla pianificazione del miglior trattamento in termini di erogazione di altissime dosi alla lesione con simultanea riduzione della irradiazione dei tessuti sani>.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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