VENAFRO. Presentata ieri pomeriggio, presso la dimora storica del Prete di Belmonte, la silloge poetica “Nelle tenui ali del tempo” (Edizioni Eva), della scrittrice venafrana Maria Giusti. Come evidenziato dal Tito Lucrezio Rizzo (Università La Sapienza) nella sua prefazione, “il sentimento dell’amore appare il filo conduttore che ne ispira la maggior parte delle liriche, espressive di intense percezioni di luci, suoni, colori e di profumi. Albe radiose e notti profonde si inseguono incessantemente, facendo da sfondo ad un turbinio di affetti velati da soffusa melanconia, che riesce tuttavia a cogliere nella fuggevolezza dell’attimo, i bagliori dell’Eterno”. Presente l’autrice Maria Giusti, hanno relazionato Amerigo Iannacone (poeta, scrittore, esperantista), Donata Caggiano, Giuseppe Napolitano (poeta, scrittore, critico letterario) e Ida Di Ianni (poetessa). Quanti sono interessati a ricevere copie della silloge di Maria Giusti possono rivolgersi all’Edicola Costanzo di Venafro, in piazza Portanuova.
La prefazione di Tito Lucrezio Rizzo: Il poetare di Maria Giusti è una sintesi di reminiscenze classicheggianti che vengono a coniugarsi con l’essenzialità dell’ermetismo contemporaneo, in un mixtum compositum nel quale la concordia discor si ricompone nella sofferta armonia dell’anima dell’Autrice. Il sentimento dell’amore appare il filo conduttore che ne ispira la maggior parte delle liriche, espressive di intense percezioni di luci, suoni, colori e di profumi. Albe radiose e notti profonde si inseguono incessantemente, facendo da sfondo ad un turbinio di affetti velati da soffusa melanconia, che riesce tuttavia a cogliere nella fuggevolezza dell’attimo, i bagliori dell’Eterno. La magia di un’incontaminata foresta, con i suoi silenzi balsamici allo spirito, rigenera il cuore sognante della Poetessa, che saluta un nuovo anno come una pagina immacolata di novella speranza. Tutto è destinato a risolversi innanzi alla Morte, al cui cospetto cessa inesorabilmente ogni terreno affanno; ma la presenza impalpabile e costante della Madre scomparsa, continua ad accompagnare invisibilmente dall’Altrove, l’arduo cammino di Maria, che ne trova rassicurante conforto. Un cammino che sa trovar ristoro anche da fruscii di cascate, lunari bagliori, soffuse nebbie, mentre l’animo inquieto della Poetessa anela al ritorno della Primavera, una volta perdute inaridite speranze, cadute come ramoscelli inariditi e piegati dalla neve del disinganno. L’inesorabile fluire del Tempo, non si risolve mai in un nichilismo distruttivo, poiché trionfa una voglia di conoscenza di dantesca memoria, che conferisce un senso compiuto alla vita :”Fa che le bocche del mio intelletto si cibino fino al midollodel sapere- dice Maria- per non morire invano!” Il commiato dal Lettore, è un finale messaggio di ottimismo, veicolato dalle ali rasserenanti della Poesia: “Eppur s’eleva ogni giorno superbo, avvolto da delicata aura e sorride!”
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