VENAFRO. E’ il caso di dire che si stavano facendo i conti senza l’oste. Tutti ad affannarsi per trovare soluzioni, talvolta anche alquanto improbabili, ma nessuno si era finora preoccupato di ascoltare i diretti interessati. Stiamo parlando del caso dei “baraccati” di Venafro, la coppia di ultra 50enni che vive tra gli oliveti alle spalle della cattedrale. Il nostro collega Tonino Atella si è preso la briga di andare ad ascoltare cosa pensano, in veste di diretti interessati, del polverone mediatico sollevato attorno alla loro vicenda:
Mentre la solidarietà della gente continua a muoversi – c’è chi porta loro da mangiare mentre altri stanno mettendo su una cordata per fittare un alloggio nel centro storico di Venafro in modo da toglierli dalla baracca tra gli uliveti del Campaglione in cui si trovano – ecco quanto asserisce l’uomo della coppia “baraccatasi” tra gli antichi olivi alla periferia ovest di Venafro. “Nel mio uliveto di S. Aniello sto da re, assieme a mia moglie !”. Così un sorridente e deciso Pasquale, 55 anni, dal 14 gennaio ricoveratosi assieme alla moglie 53enne Paola nel proprio uliveto alle spalle della Cattedrale di Venafro, non avendo dove altro andare date le loro precarie condizioni economiche. “Abbiamo una stufa a gas, un fornello ed una lampada sempre a gas -prosegue l’uomo- che ci hanno portato i tanti venafrani che ci stanno aiutando e che ringrazio moltissimo per la loro generosità. Disponiamo di acqua potabile corrente, per cui stiamo sostanzialmente bene e non abbiamo grossi problemi, grazie anche ai 280 euro di pensione di mia moglie coi quali possiamo tirare avanti senza dare fastidio ad alcuno. Quello che ci manca è un wc chimico, che può essere installato nel mio uliveto data la presenza dell’acqua corrente. Chiedo perciò alle istituzioni la posa in opera di tale servizio”. Su un concetto però Pasquale è fermo ed assolutamente categorico : “Da qui non ci spostiamo -afferma l’uomo- e intendiamo restare senz’altro a Venafro. Ringrazio le offerte logistiche arrivate da altri Comuni, ma è nostro desiderio continuare a vivere a Venafro”. Così il “baraccato” di S. Aniello, incontrato al bar mentre sorseggiava un caffè. E’ tranquillo, trova anche la forza di sorridere rinfrancato dalla solidarietà popolare, è sempre contrariato per quanto affermato dai vertici municipali cittadini all’indomani dell’esplodere del caso e per nulla abbattuto dalla condizione in cui si ritrovano lui e la moglie. “E’ Paola che mi preoccupa -afferma Pasquale, che al pensiero della moglie cambia espressione- data la sua salute. Ha perso la vista ad un occhio, ha qualità visive ridottissime all’altro, ma ciononostante si fa forza. Anche lei intende restare tra gli olivi di S. Aniello, in attesa di una soluzione logistica migliore, ma sempre e solo a Venafro. Perciò chiediamo di non essere sgomberati d’autorità dal nostro uliveto della Cattedrale, perché per noi sarebbe la fine … !”.
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