VENAFRO. Sulla situazione di penosa agonia in cui versa l’ospedale civile di Venafro, registriamo l’intervento dell’ex assessore comunale Tonino Atella:
Ss. Rosario di Venafro, ovvero il “grande malato” ! E’ la cruda realtà dell’attualità cittadina, nonostante gl’incontri, i vertici, le assemblee, i documenti, le prese di posizione, gli scontri dialettici e tant’altro per cercare di risollevare la struttura sanitaria di via Colonia Giulia dal buco profondo in cui è stata sbattuta (!) e dal quale non pare in grado di uscire con le proprie (ridottissime) forze. Le cifre, non ufficiali, dei ricoveri del 2013 confrontati con quelle degli anni precedenti attestano l’implosione del nosocomio venafrano : meno di 2.000 ricoveri nell’anno appena concluso, contro gli 8.000 di media delle annualità precedenti. Una contrazione del 75%, indiscutibile arretramento del complesso ! Il raffronto è impietoso ed attesta il netto declassamento dell’ospedale venafrano in termini di servizi e di offerta, e di conseguenza il calo irreversibile della domanda. Questa, è lapalissiano, sin troppo ovvio per dirla alla francese, intanto è sparita approdando altrove in quanto il SS Rosario non offre più le garanzie, le sicurezze e le professionalità di un tempo, una volta chiusi reparti e unità, e andati altrove sanitari e specialisti. “Non ci sono più al SS Rosario -è il coro dei mancati utenti- prestazioni chirurgiche, rianimatori, anestesisti, medici, pronto soccorso, rianimazione ect. di cui il nosocomio era dotato e rinomato, per cui non ci è rimasto altro da fare che rivolgerci ad altre strutture, maggiormente dotate e più sicure, perché con la salute non si scherza. Ed al SS Rosario purtroppo i margini di tranquillità e sicurezza sono ridottissimi !”. Ma non è tutto, perché la “piaga” -leggi calo di offerta e ricoveri- è destinata ad allargarsi sentite le accalorate ed impietose dichiarazioni dell’ortopedico/traumatologico Enzo Bianchi, di fatto l’ultimo chirurgo ortopedico/traumatologico rimasto ad operare al SS Rosario. Il professionista ha comunicato la propria definitiva decisione di non continuare ad operare al nosocomio venafrano, in assenza dei requisiti minimi di sicurezza per i pazienti e tranquillità per se stesso. Ergo l’ospedale venafrano, che a questo punto non può più definirsi “ospedale” ma tutt’altra cosa di assai più contenuta portata, è destinato nel breve a perdere ulteriormente colpi, una volta sparita anche ortopedia/traumatologia, l’ultima unità che era rimasta a “tirare” assieme a medicina e fisiatria/riabilitazione. Ci si continuerà quindi ad accapigliarsi attorno al nosocomio venafrano, ma il suo destino appare ormai segnato. Il SS Rosario, l’ospedale di una volta, non c’è più, ed al suo posto sono subentrati servizi parziali, ridotti ed insufficienti. Questo spiega il deserto di camerate, reparti e corridoi a partire dal primo pomeriggio, una volta svuotatisi di gente al mattino ambulatori e laboratori. Una triste e dura constatazione come molisani dell’estremo ovest della regione, nient’affatto sicuri e garantiti in termini di assistenza, interventi ed urgenza.
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