VENAFRO – Un tema molto sentito in città quello che ci propone il collega Tonino Atella, che pone l’accento sull’eccessivo numero di “malavitosi” della Campania e del Lazio mandati in “confino” a Venafro:
Che succede al Molise, ed in particolare all’area venafrana ? Da riscontri degli ultimi tempi sta emergendo una situazione nient’affatto bella e che preoccupa tantissimo la gente del posto : il territorio venafrano, geograficamente attaccato all’alto casertano ed alla bassa ciociaria, è tornato prepotentemente ad essere terra di confino per personaggi con particolari e pericolose pendenze giudiziarie, per gente cioè da allontanare dal proprio contesto abitativo abituale perché socialmente pericolosi in quanto inclini a delinquere ed a far delinquere. Nel passato era il Molise interno ad avere la precisa prerogativa, vale a dire accogliere tali “soggetti” su precisa disposizione di giudici e Tribunali. Le zone interne della regione venivano prescelte dai Tribunali perché distanti dai luoghi di residenza dei condannati, mettendo così spazi e distanze tra i soggetti condannati e le loro aree di residenza abituale, in modo da evitare il ripetersi delle loro pericolose influenze. Un metodo in molti casi appropriato e produttivo, col confinato che finiva col perdere i contatti e veder ridurre il proprio raggio d’influenza. Adesso però, e veniamo ai segnali ultimi, le cose paiono cambiare a seguito del mutare dei tempi, dei pensieri e dei programmi di rieducazione e reinserimento: non più i Comuni dell’interno del Molise, molto distanti da Campania e Lazio, bensì Venafro -porta occidentale della nostra regione e quindi a due passi da tanti Comuni campani e laziali- quale territorio di confino per soggetti di tali regioni. Ed ecco così arrivare a Venafro, restandovi mesi e mesi, persone di varia natura, tutte con specifici problemi con la giustizia, la cui presenza ovviamente preoccupa la collettività venafrana. “Data la centrale posizione geografica interregionale ed interprovinciale di Venafro -è il parere assai diffuso in città- non crediamo che mandare un soggetto pericoloso in confino a Venafro sia la soluzione migliore. Costoro, perché non abbiano più modo di delinquere, vanno allontanati di molto dai loro luoghi di residenza, in maniera da non avere possibilità di contatti. Venafro non risponde a tali prerogative, per cui conviene decidere diversamente”. Questa la posizione di molti venafrani, anche se c’è chi non concorda affatto con tali tesi, anzi … ! “Pensiamo -ribattono tant’altri- che le presenze di questi soggetti da noi, ovviamente con le opportune vigilanze da parte delle forze dell’ordine, apportino consistenti vantaggi finanziarie all’economia locale. Perciò vanno accolti”. Il discorso fa venire alla mente quanto accaduto la scorsa estate con un condannato particolarmente in vista, in un primo momento destinato a Venafro ed in seguito dirottato in un Comune limitrofo, data l’opposizione dell’amministrazione municipale venafrana. Ci fu a Venafro chi non condivise affatto la posizione del Comune, perché privò la città di entrate consistenti a cominciare dal fitto del fabbricato in cui alloggiare il soggetto e di tutto il resto occorrente per vivere, mangiare, vestirsi ect. Questi infatti dirottò a due passi da Venafro, dove fu accolto senza problemi e dove apportò quei vantaggi finanziari in un primo momenti destinati a Venafro. Tema complesso quindi, questo dei confinati e del territorio di confino, con posizioni contrastanti e che sovente si accavallano. Il tutto fa parte del gioco della vita e delle parti, puntualmente difficile a mettere d’accordo !
© RIPRODUZIONE RISERVATA