MONTERODUNI. “Apprendo dalla stampa regionale dell’arrivo di 40 extracomunitari presso una nota struttura alberghiera di Monteroduni. Ora, nel comprendere le ragioni della necessità di prestare soccorso ed assistenza a quanti giungono in Italia perché in fuga dalle guerre e dalla miseria, non altrettanto comprendo le ragioni per cui ai cittadini italiani troppo spesso tali diritti vengono negati”: Questo l’incipit della missiva fatta recapitare alla nostra redazione da una donna residente in un piccolo centro dell’hinterland venafrano, a mezza strada da Isernia. La donna, una 47enne rimasta sola dopo la morte del compagno, denuncia il lassismo e l’assoluto disinteresse delle istituzioni locali e regionali, rispetto alla drammaticità delle condizioni in cui è costretta a vivere.
“Dei miei due figli –rimarca la 47enne- uno è andato a cercare fortuna all’estero, dal momento che dalle nostre parti il lavoro è diventato un miraggio, l’altro è ancora a mio carico, anch’egli in cerca di prima occupazione. Io stessa sono stata licenziata l’ottobre scorso, per cui da diversi mesi nelle casse familiari non entra più un centesimo. A questo si aggiunga che tra qualche giorno saremo sbattuti fuori di casa, essendo scattato a mio danno uno sfratto esecutivo. Alle istituzioni locali, alle quali finora invano e anche in forma ufficiale, ho chiesto aiuto, rivolgo la seguente domanda: quella che sto combattendo giorno per giorno, non è forse una guerra? Vi assicuro che dover sopravvivere senza entrate e con un figlio a carico comporta tante di quelle difficoltà, umiliazioni ed offese alla dignità, che gli effetti sulla psiche e sulla stessa resistenza fisica diventano paragonabili a quelli di una guerra vera e propria. Pertanto –conclude la donna, che ha invano inoltrato regolare richiesta per la concessione di un alloggio popolare- pretendo di essere aiutata, al pari di quegli extracomunitari per i quali, come è giusto, sono state attivate tutte le procedure di accoglienza ed è scattata una vera e propria gara di solidarietà. Oppure dobbiamo convincerci –questo il conclusivo ed amaro sfogo della donna- che essere italiani in Italia significa valere meno di chi viene dall’Africa o dal medio oriente?
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