VENAFRO. Sulla questione dell’Ufficio del Giudice di Pace, posta al centro dell’attenzione dai consiglieri di minoranza Anna Ferreri e Adriano Iannacone, a stretto giro è giunta la replica del vice sindaco Alfredo Ricci:
Prendiamo atto della disponibilità manifestata dai Consiglieri Iannacone e Ferreri a impegnarsi sulla questione della chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace di Venafro. In linea di massima, accogliamo con favore questa disponibilità, aspettando che essa si traduca in contenuti concreti (oltre ai comunicati stampa, che seguono la stessa strana logica di quelli delle ultime settimane), ferma restando la distinzione dei ruoli tra maggioranza e opposizione, consacrata dal risultato elettorale dello scorso anno. D’altronde, questa Amministrazione, che ha al proprio interno personalità e competenze necessarie per affrontare (come sta facendo tutti i giorni) i tanti problemi di Venafro e che, soprattutto, ha avuto i consensi dei cittadini per farlo, è sempre aperta al dialogo con tutti. L’unica condizione è che vengano proposti argomenti concreti, e non qualunquisti.
Tuttavia, i Consiglieri Iannacone e Ferreri, diversamente da quello che vorrebbero far credere, non hanno (e non potrebbe essere diversamente) la soluzione in tasca al problema della sorte del locale Ufficio del Giudice di Pace e anzi non la lasciano neanche intravvedere. Anzi tutti i “consigli” (o presunti tali) avanzati dai due esponenti della minoranza arrivano fuori tempo massimo almeno due volte.
Innanzitutto, i due Consiglieri sono in ritardo rispetto al termine, fissato dalla Legge, entro cui i Comuni potevano chiedere il mantenimento degli uffici del Giudice di Pace, facendosi carico dei relativi costi. Tale termine è scaduto il 29 aprile 2013. All’epoca era in carica la Commissaria e, fin dal mese di novembre 2012, io, insieme al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, organizzai una riunione con tutti i Sindaci della zona proprio per sensibilizzare i Comuni a consorziarsi e a farsi carico, ciascuno secondo una propria quota, dei costi per il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace. Sennonché, i Sindaci presenti – quasi tutti quelli invitati – dichiararono che, a causa delle difficoltà di bilancio, i loro Comuni non avrebbero potuto sostenere alcun costo per mantenere l’Ufficio del Giudice di Pace a Venafro; conseguentemente, anche la Commissaria del Comune di Venafro, in mancanza del concorso da parte degli altri Comuni alle spese e tenendo conto della gravissima situazione dei conti comunali, ritenne che il Comune di Venafro non potesse assumersi per intero i costi in questione, allora stimati in circa € 80.000 (dato ufficioso). Pertanto, il termine, fissato dalla Legge al 29 aprile 2013 per richiedere la conservazione dell’Ufficio del Giudice di Pace di Venafro, scadde senza che il Comune ne sollecitasse anche soltanto in maniera generica la conservazione. Le chiusure disposte nei giorni scorsi dal Ministro della Giustizia riguardano quegli Uffici del Giudice di Pace in tutta Italia (ben 400 su un totale iniziale di 667, tra cui anche quello di Venafro) per cui i Comuni (compreso quello di Venafro, all’epoca retto dalla Commissaria) entro il termine di Legge dell’aprile 2013 non hanno richiesto il mantenimento; viceversa, sono stati conservati quegli Uffici i cui Comuni entro il 29 aprile 2013 ne hanno sollecitato la conservazione con accollo delle spese di funzionamento.
Ma i Consiglieri Iannacone e Ferreri sono in ritardo anche una seconda volta. Infatti, come peraltro qualcuno di loro già sa, in queste settimane l’Amministrazione – attraverso l’opera mia e del Sindaco – ha preso contatti con i vari soggetti istituzionali coinvolti (compreso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, le organizzazioni di categoria dei Giudici di Pace, nonché i Comuni della zona e i Comuni, anche di fuori Regione, che si trovino in condizioni analoghe a Venafro), oltre che con quei singoli avvocati che si sono dichiarati da tempo (e per tempo) sensibili alla problematica. L’obiettivo è verificare se il Ministero della Giustizia possa essere disponibile a riaprire i termini scaduti ad aprile 2013 e così consentire un riesame di quelle situazioni particolarmente virtuose, come è quella dell’Ufficio del Giudice di Pace di Venafro, ferma restando la necessità di vagliare poi attentamente la problematica dei costi. Al momento, dal Ministero non sono ancora arrivate risposte chiare ma come Comune stiamo creando una rete con altri enti per sollecitare il Ministero a un ripensamento. Infatti, questa Amministrazione è consapevole dell’importanza economica, sociale, professionale e istituzionale che riveste l’Ufficio del Giudice di Pace.
Non appena ci saranno novità, ne terremo informati anche i Consiglieri Iannacone e Ferreri, in modo da evitare loro di arrivare fuori tempo massimo per le terza volta. Nel frattempo, invece di fare sterili e inutili polemiche, sarebbe auspicabile lavorare tutti insieme (ma seriamente) per farsi trovare pronti qualora il Ministero decida di riaprire i termine scaduti nell’aprile 2013. Per questo la disponibilità dell’Amministrazione resta massima. Diversamente, non vorremmo mai pensare che c’è qualcuno che considera la chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace non un problema da risolvere, bensì soltanto un’occasione per apparire sui giornali.
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