VENAFRO. Lo aveva ampiamente preannunciato dalla sua bacheca di Fb che avrebbe presto “ricapato la scrima” all’architetto Franco Valente ed alla fine il sindaco Antonio Sorbo la sua replica l’ha effettivamente pubblicata, servendosi sempre del social network più gettonato:
In relazione alle gravi accuse rivolte all’Amministrazione comunale e direttamente a me dall’arch. Franco Valente in merito all’affidamento di incarichi professionali da parte del Comune di Venafro ritengo utili alcune precisazioni. Innanzitutto questa Amministrazione ha già raggiunto un risultato storico: ha fatto prendere coscienza, seppure in tarda età, all’arch. Franco Valente che oltre a lui a Venafro, in Italia e nel mondo esistono anche altri architetti, ingegneri e professionisti che, almeno quanto lui, hanno diritto di lavorare e di esprimere la propria professionalità in quanto, tra l’altro, vivono di questo lavoro e non godono di una pensione d’oro pagata dai contribuenti.
Come l’arch. Valente sa bene, essendo stato sia amministratore comunale che dirigente di un ente pubblico, l’affidamento di incarichi professionali non è di competenza dei politici o degli amministratori ma dei dirigenti i quali, a seconda della tipologia di incarichi, attivano le relative procedure. Quindi il sindaco, gli assessori, la giunta, il Consiglio comunale non possono affidare incarichi professionali ad alcuno. Devo dire comunque che il Settore Lavori Pubblici del Comune di Venafro, sotto questo aspetto, ha fatto un buon lavoro. Tra gli incaricati, infatti, mi risulta che figurino tanti giovani professionisti venafrani capaci e competenti che finalmente hanno la possibilità di lavorare con una pubblica amministrazione e in particolare con il Comune di Venafro che ha dato anche a loro una opportunità. Tra questi anche il progettista della Piazza Mercato che, a differenza di quanto sostiene Valente, non mi risulta abbia provato né manifestato alcun imbarazzo per l’incarico ricevuto. L’imbarazzo per la verità dovrebbe provarlo Valente visto che, se non ci fosse stata una sua azione ostativa in seguito alla quale si perse il finanziamento di 600 mila euro, la piazza del Mercato sarebbe stata già sistemata otto anni fa.
Gli incarichi professionali di cui evidentemente parla o lascia intendere l’arch. Valente sono stati dunque affidati nel pieno rispetto delle norme vigenti. Non esiste pertanto nessun “sistema clientelare” né altro che appartiene a ben altri personaggi i quali in passato, nella loro veste di Rup, non hanno disdegnato di affidare direttamente incarichi progettuali con ingenti finanziamenti pubblici addirittura a parenti strettissimi senza alcuna procedura selettiva. Capisco che l’arch. Valente rimpianga i bei tempi andati, i tempi “più cupi”, quando faceva il bello e cattivo tempo, l’opposizione e la maggioranza, il tecnico e il politico, l’idealista e il materialista. Quei tempi, mi duole comunicarglielo, per quanto mi riguarda sono finiti. Non intendo commentare le sue esternazioni circa le “bramosie individuali” in quanto debbo ammettere che di questo argomento ne sa di gran lunga più di me.
Per la verità si ricorda a Venafro un solo caso, negli ultimi anni, in cui un tecnico ha ricevuto un incarico professionale e addirittura è stato assunto dal Comune (non come dirigente) con un atto politico ad hoc. Il fortunato professionista è proprio l’arch. Valente che, con decreto n. 2 del 31 gennaio 2012 del sindaco dell’epoca Nicandro Cotugno, fu assunto fuori dalla dotazione organica come dipendente comunale a tempo determinato nella categoria D3 e gli venne conferito, con lo stesso atto, l’incarico di Responsabile di tutte le attività connesse alla realizzazione dell’intervento “Valorizzazione del Castello Pandone” di cui il Comune di Venafro era ed è soggetto attuatore, nonché degli interventi di valorizzazione nell’ambito del centro storico di Venafro oltre alla gestione diretta delle risorse del PEG che invece, per legge, spettavano al responsabile del Settore. Il Comune all’epoca, nonostante vi fossero decine di giovani professionisti disoccupati, scelse di assumere, senza concorso né selezione alcuna, come dipendente un anziano professionista già in pensione dallo Iacp. Le ragioni di quell’assunzione, all’epoca abbastanza controverse, hanno trovato per quanto mi riguarda un’adeguata spiegazione nella composizione della lista che lo scorso anno si è contrapposta a noi nella competizione elettorale. Inoltre lo stesso professionista era stato nominato già precedentemente Responsabile Unico del Procedimento dell’intervento al Castello con deliberazione di Giunta (atto politico); successivamente con decreto sindacale n. 3 del 6 aprile 2010 (un altro atto politico ad personam) veniva altresì incaricato dello svolgimento di tutte le attività gestionali inerenti l’intervento di valorizzazione del Castello Pandone di cui Valente, tra l’altro, risultava essere progettista nonché direttore dei lavori; tale situazione concretizzava una sostanziale incompatibilità, rilevata anche dalla Regione, tra tre incarichi tecnici (RUP, progettista e direttore dei lavori) che vengono solitamente assegnati a figure diverse proprio per consentire l’esercizio del diritto/dovere di vigilare, controllare e verificare il lavoro che ognuno di essi svolge evitando, in questo modo, un potenziale conflitto di interessi e consentendo all’Amministrazione di esercitare un controllo nell’esecuzione dell’intervento e sulla legittimità degli atti. Il Consiglio comunale di Venafro, nell’aprile del 2012 approvò a maggioranza (unico caso nella storia dell’ente) una mozione con la quale si impegnava il sindaco dell’epoca a revocare il decreto di assunzione dell’arch. Valente per la sua palese illegittimità. La validità di tale mozione, che il sindaco dell’epoca non volle recepire, fu, tra l’altro, confermata dalla Regione Molise con nota prot. 0011344/12 del 23 aprile 2012. A sistemare le cose, per fortuna, ci pensò il commissario prefettizio che nel giugno 2012, tra i suoi primi atti, revocò tale decreto e, di conseguenza, la nomina dell’architetto in questione a Rup di quell’intervento.
E’ evidente che le accuse dell’arch. Valente hanno uno scopo ben preciso: quello di ottenere incarichi professionali per sé. Ritengo, tuttavia, che prima di invocarne di nuovi, lui che ne ha avuti già tanti dal Comune di Venafro, dovrebbe concludere nel modo migliore quelli che ha già, a partire proprio da quello relativo all’intervento nell’area del castello Pandone che, a distanza di anni, ancora non viene riconsegnata non tanto all’Amministrazione comunale quanto all’intera comunità venafrana tenendo di fatto in ostaggio un intero quartiere della città. Nei giorni scorsi l’Amministrazione ha sollecitato l’arch. Valente ad effettuare gli adempimenti di sua competenza per chiudere quella che comunque, a prescindere dalla valenza tecnica dell’intervento, che non sta a me giudicare, verrà ricordata come una vicenda quanto meno travagliata che rischia di diventare una pagina nera dal punto di vista amministrativo per la storia del Comune di Venafro. Infatti durante la gestione di questo cantiere da parte dell’arch. Valente, prima come rup e direttore dei lavori, successivamente soltanto come direttore dei lavori (incarico che detiene ancora oggi), sono stati avviati, in seguito ad atti, provvedimenti e comportamenti dello stesso professionista, i seguenti procedimenti giudiziari (spero che non ne abbia dimenticato qualcuno): 1) procedimento penale a carico dello stesso Valente + altri (con cinque capi di imputazione) per il crollo di un muro adiacente la rampa di accesso ad un ristorante (procedimento nel quale il Comune di Venafro è parte offesa e che, a distanza di anni, non riesce ancora ad arrivare ad una definizione: quando si dice i tempi lunghi della giustizia!); 2) causa per risarcimento danni da parte della ditta ICI, aggiudicataria e poi “estromessa” dall’appalto, per un importo di circa 500 mila euro; 3) causa per risarcimento danni da parte della ditta Geosonda, con cui è stato rescisso il contratto, per un importo di circa 100 mila euro; 4) causa civile al Comune per risarcimento danni da parte di un’intera famiglia (quella dei proprietari del ristorante di cui sopra) per un importo di circa 100 mila euro. E, purtroppo, temo che le vertenze giudiziarie non siano finite qui. Se i giudici dovessero dare ragione a coloro che hanno avanzato le richieste di risarcimento danni, il Comune di Venafro (e quindi i contribuenti venafrani) dovrà pagare un importo di 700 mila euro quasi pari a quello totale dei finanziamenti spesi per i lavori al Castello. Non ricordo, a mia memoria, un altro cantiere di opera pubblica del Comune di Venafro gestito in questo modo e che abbia determinato un tale impressionante carico di contenziosi giudiziari.
A proposito poi dell’affermazione dell’arch. Valente secondo la quale i giovani professionisti sarebbero costretti a lavorare con compensi “da fame”, vale la pena ricordare che egli stesso, quando assunse gli incarichi professionali per gli interventi nell’area del Castello si vantò di svolgerli a titolo gratuito e nel solo interesse della storia, della cultura e in definitiva per amore della sua (nostra) Città, salvo poi diffidare il Comune, con nota prot. n. 20140004719 dell’11 marzo 2014, a pagare le sue fatture “per prestazioni professionali nella qualità di Direttore dei Lavori al Castello di Venafro” intimando l’ente a pagare tali somme entro sette giorni trascorsi i quali, scrive l’architetto, “sarò costretto ad adire le vie legali”.
Alle sue infondate e velenose dichiarazioni sull’affidamento di incarichi professionali, l’arch. Valente ha poi fatto seguire un ulteriore attacco all’Amministrazione comunale lamentando il presunto stato di abbandono del centro storico. Meno male che si è accorto anche di questo visto che, negli ultimi anni, e fino a prima dell’insediamento dell’attuale amministrazione, aveva titolo e competenza per intervenire nel centro storico visto che, nel famoso decreto sindacale con il quale fu assunto come dipendente comunale nel 2012, gli venne affidato anche il compito di responsabile di tutti gli interventi di valorizzazione nell’ambito del centro storico di Venafro. Incarico che si andava ad affiancare a quello già ricevuto, sempre con un atto politico dalla precedente amministrazione, di Conservatore dei Beni Architettonici e Ambientali, e quindi soprattutto del centro storico che rappresenta il “bene architettonico” più prezioso di Venafro. L’unica significativa attività che io ricordi svolta dall’arch. Valente nella sua qualità di “conservatore” fu quella di denunciare la realizzazione di una statuetta collocata nella piccola “isoletta” del fiumiciattolo che scorre nella villa comunale. Non c’è traccia di un solo atto – uno soltanto – effettuato per la sistemazione e la “valorizzazione” del centro storico. E’ chiaro ed evidente anche a chi non è informato che è strumentale e capzioso fotografare, come ha fatto lui, uno dei tanti angoli del centro storico, che rientrano in proprietà private, abbandonati da decenni anche a causa del blocco dei lavori per la ricostruzione post- terremoto (alla quale l’arch. Valente negli anni ha partecipato attivamente come amministratore comunale, come tecnico e come dirigente dello Iacp) per polemizzare e attaccare l’amministrazione comunale.
Capisco e ringrazio infine Valente perché si preoccupa per la mia “sopravvivenza politica”. Io purtroppo non posso preoccuparmi della sua, visto che, dopo che dal 2009 (primarie per la Provincia) in poi in diverse circostanze ne era stata decretata quella presunta, l’anno scorso gli elettori venafrani ne hanno sancito la definitiva morte politica assegnandogli un mortificante ultimo posto nella lista perdente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA