VENAFRO – Sono 264 gli immigrati presenti in città, di 28 diverse nazioni

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Boschi e giardini di Emanuele Grande

VENAFRO. Decisamente interessante questo contributo del collega Tonino Atella incentrato sul tema delle etnie presenti in città e sulla loro integrazione nel tessuto sociale: 

Venafro, la città multietnica per antonomasia del Molise, con 264 immigrati d’ambo i sessi provenienti da 28 diverse nazioni di quattro Continenti. Questa la “fotografia” della città molisana alla luce della massa di immigrati che la abitano e vivono ormai da anni. Subito le cifre, per esemplificare il discorso : sono residenti a Venafro capoluogo e nella frazione Ceppagna 264 immigrati (139 maschi e 125 donne) di quattro Continenti, ossia Asia, Africa, Europa ed Americhe). In testa a tale particolare graduatoria di immigrati ci sono gli indiani con 81 unità presenti, quindi i marocchini (78), le ucraine (24), gli albanesi (19), i cinesi (9), i camerunensi 7), gli argentini (6), gli egiziani (5), algerini ed brasiliani (4 ciascuno), tunisini, venezuelani e russi (3), kosovari, cubani e moldave (2) e di seguito tutti gli altri Stati con un immigrato ciascuno come Colombia, Usa, Perù, Svizzera, Nigeria, Mali, Georgia, Sri Lanka, Turchia, Santo Domingo e Turkmenistan.  I lavori che fanno : le donne in prevalenza sono badanti, mentre gli uomini sono operai e commercianti, con pochi artigiani. Duecentosessantaquattro immigrati ufficialmente dichiarati, ma non si escludono altre presenze, seppure clandestine, per lo più nel lavoro dei campi e negli allevamenti di bovini e caprini. In percentuale meno del 4% sul totale dei circa 11mila residenti in città, presenze comunque discrete e tranquille senza particolari problemi interrazziali tra di loro o coi venafrani autoctoni. Ovviamente non si può  parlare di integrazione a 360° venafrani/immigrati o tra le stesse 28 diverse etnie, ma occorre dire che la convivenza procede senza grossi problemi. Badanti, operai, commercianti ed artigiani di Asia, Africa, Europa ed Americhe conducono la loro vita, pur non intrattenendo rapporti di reale e continuativa integrazione sociale coi venafrani doc. Mondi vicini ma separati in parole povere, con l’effettiva integrazione che tarda a decollare, ammesso che la si cerchi effettivamente sino in fondo. Tutti uguali tali 264 immigrati di 28 diverse Nazioni del mondo che vivono a Venafro ? Assolutamente no ! Gli asiatici  risultano i meno integrati, coi cinesi soprattutto che fanno comunità a se, decisamente chiusa, seguiti a ruota dagli indiani, a loro volta portati ad isolarsi. Diverso il discorso per africani ed europei : i primi appaiono, sempre però in maniera relativa, i più propensi ad aprirsi, mentre le badanti europee conducono a Venafro una esistenza praticamente e nei pomeriggi di riposo settimanale amano intrattenersi in gruppo tra loro nei giardini pubblici e sedute ai tavolini dei bar. La domanda che molti sicuramente si pongono : tolgono lavoro ai venafrani ? In genere no, in quanto si dedicano a mansioni che giovani e adulti venafrani d’ambo i sessi poco prediligono, come lavoro nei campi, assistenza domiciliare ect. Anni addietro, ma poi non se ne fece più nulla, taluni africani residenti nella frazione Ceppagna provarono a chiedere al Comune la disponibilità di un luogo dove pregare, una sorta di moschea ; l’idea però si arenò e non è stata più ripresa. Sul piano dei diritti civili mai nessun immigrato delle 28 nazioni presenti si è candidato alle amministrative di Venafro, per cui sin’ora nessun immigrato è mai entrato nel Consiglio Comunale della città. In conclusione un 4% di popolazione venafrana (quella degli immigrati di quattro Continenti) che di fatto vive da separato in casa, per i fatti propri per dirla in termini spiccioli, pensando per lo più a sbarcare il lunario dopo aver lasciato per necessità la propria terra d’origine. Sono utili a Venafro tali 264 immigrati ? Certamente si, perché danno e ricevono il giusto, senza essere parassiti come altre etnie !

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