VENAFRO – Nicandro, Marciano e Daria, si avvicina la festa dei Santi Patroni

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VENAFRO. In vista delle celebrazioni religiose e ricreative dedicate ai patroni della città, dal collega Tonino Atella riceviamo, e volentieri pubblichiamo, il seguente articolo corredato di cenni storici sui Santi Martiri Nicandro, Marciano e Daria:

Venafro si avvicina a passi spediti all’appuntamento principe dell’anno : le festività patronali del 16, 17 e 18 giugno, dette anche “La Festa di San Nicandro”, dal nome del Santo Patrono della città che, ricordiamo, è anche il Protettore dell’intera Diocesi d’Isernia/Venafro. Giornate intense sia sotto il profilo religioso che civile, con tantissima emotiva partecipazione popolare ai vari eventi. Quest’anno, a rimarcare ulteriormente le imminenti festività, le associazioni cittadine “Il Gruppo” e “Gens Julia” stanno presentando repliche serali al pubblico de “L’Opera di San Nicandro”, il dramma sacro su vita, fede e morte dei Santi Martiri quale preparazione ed avvicinamento al prossimo trittico festivo di metà mese. Appare perciò opportuno, alla luce dell’attesa che accompagna e precede le ricorrenze celebrative del 16, 17 e 18 giugno, soffermarsi sulla storia dei Santi Martiri di Venafro, puntualizzandone -nei limiti del possibile- la complessa agiografia. Chi erano Nicandro, Marciano e Daria ? I primi due erano fratelli, soldati valorosi ed alti ufficiali dell’esercito romano, dal che derivavano loro pieni onori nella Roma pagana dell’epoca (siamo intorno al III sec. d.C., ai tempi dell’Imperatore Diocleziano). La tradizione vuole che fosse Nicandro il più alto in grado dei due fratelli. Marciano e Nicandro pare provenissero dalla Mesia (territorio riconducibile all’odierna Bulgaria) ed erano sposati il primo, Marciano, con Aldina, ed il secondo, Nicandro, con Daria. La Roma pagana, con l’Imperatore Diocleziano in testa, venuta a conoscenza che nell’importante provincia di Venaphrum si andava sempre più diffondendo il nuovo credo religioso, il Cristianesimo, decide di mandare truppe militari in tale provincia per riportarne gli abitanti al paganesimo e quindi indurli a giurare fedeltà all’Imperatore, quale unico Dio. Nicandro e Marciano sono così gli ufficiali comandanti delle truppe pagane inviate a Venaphrum e con loro vanno anche le rispettive famiglie, ossia Daria, Aldina e la figlioletta di quest’ultima e di Marciano ; Daria e Nicandro non hanno invece figli. Una volta a Venaphrum però i due fratelli abbracciano ben presto a loro volta la nuova fede, non la rinnegano affatto e vanno incontro, con determinazione, al martirio. A nulla infatti valgono i reiterati tentativi di Aldina, che nella circostanza tira in ballo anche la piccola figlia purché il marito receda dal proposito di andare incontro al martirio rinunciando ad onori, gloria e carriera pagani, di convincere Marciano a rinnegare il nuovo Dio sacrificando a Giove, ossia al paganesimo. Nicandro e Marciano verranno martirizzati con la decapitazione nel 303 d.C. alla periferia ovest di Venaphrum e, in quanto militari, sepolti nel cimitero militare situato alle porte occidentali dell’abitato ; la tradizione e la storia vogliono che il punto esatto della decapitazione dei due fratelli sia avvenuta là dove oggi una colonna in pietra ricorda il luogo esatto del martirio, vale a dire sul piazzale antistante la Basilica del Santo Patrono. A conferma di tutto questo, nei secoli successivi venne rinvenuto il sarcofago che custodisce i resti di San Nicandro, situato nella Cripta sottostante la stessa Basilica, eretta  secoli dopo l’importante rinvenimento. Della moglie di Nicandro, Daria, non è stato trovato alcunché in quanto, essendo donna, per lei non era prevista la decapitazione ma altro tipo di martirio, avvenuto in altra sede e certamente dopo quello del marito e del cognato. Di Santa Daria Venafro oggi custodisce e venera le Reliquie, composte in un’urna di vetro e portate in processione assieme al Busto argenteo ed alla Testa  dello stesso metallo con pietre preziose incastonate del Patrono, San Nicandro. Da dire però che non trattasi delle Reliquie proprie della Santa, bensì dei resti mortali di cristiani sepolti nelle catacombe romane e “battezzate e benedette” come quelle di Santa Daria, e come tali venerate con fede dai venafrani.  Di San Marciano invece la città non possiede né reliquie né simulacri sacri. Anni addietro diversi venafrani proposero e si attivarono per la realizzazione della Statua di San Marciano sulla falsariga di quella di San Nicandro. L’iniziativa però, nonostante il Vescovo Mons. Salvatore Visco la definisse “lodevole” e la incoraggiasse con viva convinzione, non ebbe seguito e finì per arenarsi, causa particolari ed inspiegabili “resistenze” a livello locale. Questa, in sintesi, la storia delle origini e dei protagonisti della fede cristiana a Venafro, esempi che la città rinnova ogni anno con tantissima partecipazione ed emozioni assai intense.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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