AUTOVELOX. Non sarà proprio come il terrificante 7 a 1 che la Germania ha “rifilato” al Brasile, ma il netto 2 a 0 con il quale il venafrano Benito D’Amico si è imposto sul Comune di Sesto Campano risulta altrettanto “bruciante”. Mettiamo da parte i paragoni calcistici e veniamo ai fatti. Il 30 luglio del 2009 l’infermiere di Venafro veniva “immortalato” dal famigerato autovelox di località “Taverna”, sulla Statale 85. Infastidito più che intimidito, il 50enne decideva di non pagare la multa e si affidava alla Giustizia.
Il 30 novembre del 2010 il primo punto a suo favore: il Giudice di Pace di Venafro accoglieva la sua opposizione alla sanzione amministrativa, ritenendo fondata l’eccezione di “mancata contestazione immediata dell’infrazione”, poiché “il predetto tratto di strada non rientrava tra quelli suscettibili di contestazione successiva”. Poteva finire così, con il classico 1 a 0. Invece il Comune di Sesto Campano optava per la “rivincita” (poi tramutatasi in “riperdita”) e produceva appello alla sentenza del Giudice di Pace.
Il 15 gennaio del 2013, il Tribunale di Isernia si pronunciava rigettando l’appello proposto dal Comune di Sesto Campano. Era il 2 a 0. A distanza di tempo, ricollegandosi ai recenti simili fatti che hanno visto “protagonista” l’autovelox di località Taverna, Benito D’Amico ha inteso rendere pubblica la sua vicenda a beneficio di quanti volessero emularlo “per chiedere l’annullamento delle multe”.
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