CULTURA – Vincenzo Vallone, un romanziere sospeso tra il realismo di Jovine e il fatalismo di Hugo

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VENAFRO. Camicetta a strisce arancio e blu, viso sereno di chi è soddisfatto della propria vita, occhi azzurri e sorriso stampato sulle labbra. In mano alcuni libri. E’ così che si presenta in redazione Vincenzo Vallone, ex professore di lettere, da sempre appassionato di scrittura e lettura. Il professor Vallone è stato autore di romanzi e racconti. Ispirato dal fatalismo francese, si è introdotto nella letteratura internazionale, acquisendo conoscenza e destrezza in tale ambito. Caso e destino sono le parole chiave della sua vita. Un credo che, probabilmente, lo rende così orgoglioso e speranzoso agli occhi di chi lo guarda.

Professor Vallone, quando ha scoperto la sua passione per la letteratura?

La mia passione per la letteratura è nata con me, all’età di 12 anni avevo già letto e riletto molte opere classiche, tanto è che qualcuna la conoscevo persino a memoria. Tra i 19 e i 20 anni ho composto un libro di mille pagine. “Troppo voluminoso” mi dicevano, così sono stato costretto a cancellare e modificare alcune parti. Da questo lavoro “di taglio e cucito” è nato il mio primo lavoro “Il sentiero della vita”, che segue un andamento “manzoniano”; da un concetto storico si passa ad un altro verosimile. In particolare si parla di una passione tra due ragazzi ostacolata dai genitori.

Si tratta di un racconto autobiografico?

No, in realtà io di particolarmente autobiografico non ho composto niente, ma la mia biografia l’ha scritta il termolese Antonio Crecchia. Il suo libro s’intitola “Valori e ideali, realtà e fantasie”. Al suo interno è descritta praticamente tutta la mia vita, in particolare mi piace rileggere circa l’incontro a Bucarest con la mia attuale moglie, che corteggiai in modo estremamente romantico.

Cos’è l’amore per un uomo che ha incentrato la sua vita sulla passione per la letteratura?

L’amore è tutto ciò che c’è. Che ci circonda. L’amore è tutto, ma non bisogna pensare che l’amore resti immutato, come dicono in tanti “amore eterno”. L’amore cambia, perchè cambiano le persone che lo “professano”. Assume nuove forme e sfaccettature. Perciò l’amore dura finché si va d’accordo, ma bisogna sempre mettere in conto un eventuale fallimento.

“Amore ch’a nulla amato, amar perdona..” cosa pensa di Dante?

Dante è uno dei padri della letteratura, non solo italiana. Egli è un grande erudito, tuttora si sta prendendo tutti i meriti per le sue opere. Dante lo aveva capito prima di noi quando diceva “Non ti curar di loro, ma guarda e passa…” e infatti oggi bisognerebbe passare silenziosamente davanti a molte cose, come ad esempio la concezione dell’amore che hanno i ragazzi, la quale,  la maggior parte delle volte si limita ad una semplice passione carnale.

Qual è stato il suo più grande ispiratore?

Sicuramente Victor Hugo e il suo fatalismo. In particolare figlio di questa casualità delle cose è il mio romanzo “Sensazione”, che tratta di intrighi internazionali, dalla caduta del muro di Berlino alla rivoluzione romena dell’89. Tra questi avvenimenti nasce una storia, tra un uomo e una donna che si incontrano in frontiera, ma pare ad entrambi di conoscersi già. C’è qualche riferimento alla reincarnazione orientale, ma la questione principale è quella del fatalismo.

Qual è, tra le sue opere, quella a cui lei è particolarmente appassionato?

Beh, io amo tutte le mie opere, ma se proprio dovessi stilare una classifica al primo posto metterei “Pietrabianca”, che tratta della crisi rurale e dell’avanzata tecnologica nella società. Crisi nella quale siamo tuttora immersi. Segue “L’ombra di Agata”, un giallo che tocca l’horror. Ancora “Il silenzio del pensiero”, che ha vinto il premium Historium con menzione d’onore. E’ stato considerato un decamerone di racconti psicologici. Anche “Dissidi di coppie” è stato premiato dalla giuria. Come il precedente è un testo molto psicologico e attuale, parla di quattro coppie socialmente diverse (ricchi, poveri, grandi industriali e piccole e medie borghesie), ognuna delle quali vive le proprie problematiche, determinate anche dall’ambiente a cui appartengono.

Quanto ha influito la sua professione di insegnante all’interno delle sue opere?

Tantissimo. I ragazzi mi hanno sempre amato perché riuscivo a cucire realtà e passione. D’altro canto io ho amato loro ed a loro mi sono molto ispirato. Sono stato anche presidente universitario, persino a Milano.

Cosa pensa dello storico conflitto tra letteratura e scienza appoggiato da molti umanisti?

Secondo me non c’è un conflitto tra i due campi. La letteratura si affianca al problema scientifico, cambia veste, ma non scompare. Basti pensare che esistono anche branche come la “Matematica della Filosofia”

E della poesia, invece, cosa pensa? In un video Benigni sosteneva che per fare poesia non bisogna partire subito dall’amore, perché l’amore è la cosa più vecchia e difficile al mondo. Bisognerebbe invece impiegarsi nella ricerca di cose innovative, come un termosifone.

Che dire, Benigni è un attore e faccia l’attore. La poesia è amore perchè nasce con noi. Ad ogni modo io, nelle mie, non parlo solo di questo sentimento, ma anche e soprattutto del genere umano. Infatti alcuni componimenti, della mia raccolta “Follie d’agosto”,  parlano dell’evasione dell’uomo e del suo isolamento. Ho fatto poi una critica sulle poesie degli altri: “I colori dei poeti”. Giacché appassionato dei crepuscolari, ho scritto anche una antologia critica dal titolo “La poesia disincantata dei crepuscolari”. Alcuni miei testi vengono utilizzati come narrativa nelle scuole, come nel caso di “Sapore amaro dell’inchiostro”. In ambito più tecnico viene utilizzato anche il mio “Grammatica Italiana”.

Della storia, invece, sempre così presente nelle sue opere, cosa pensa?

La storia è parte di noi. Vede, signorina, anche il nostro piacevole dialogo domani sarà storia.

E del teatro invece?

Preferisco il cinema.

Il teatro alle volte è visto come uno strumento di cura, esiste infatti la teatroterapia. Secondo lei, la letteratura potrebbe essere vista come tale?

Certo. E’ una cura, un insegnamento, un esempio. Come diceva un grande del pensiero, persino “il libro più cattivo ha sempre un insegnamento da dare”

Continuerà ancora a scrivere e continuerà a sorprendere i suoi lettori?

Credo che la mia carriera di scrittore sia terminata. A meno che non sia succube di qualche improvvisa ispirazione. Sono comunque pronti altri due libri “Specchio del mio tempo” e “Lettere ad un adolescente”, che in anteprima è stato già paragonato a “Lettere a Lucilio” di Seneca.

*  *  *

Vincenzo Vallone è nato a Venafro (IS) ove risiede, ed è stato professore di lettere italiane nelle scuole superiori, ove ha ricoperto per molti anni l’incarico di vicario. Ha partecipato a premi letterari come membro di Giuria, ha vinto il premio internazionale “Cattedra di Rosmini.” Per i suoi meriti letterari è stato incluso tra gli autori contemporanei nella Letteratura Italiana, ( La Pratica della letteratura v. 5/2, pag. 941. Ferraro Napoli); Spazi letterari v. 3 pag. 455. Attalienti, Magliozzi, Cotroneo). Ha pubblicato “Il sentiero della vita” (1959) Gastaldi Editore Milano (lavoro giovanile). Il suo nome è conosciuto in moltissime scuole data la larga divulgazione dei suoi romanzi, come: PIETRABIANCA,(1996) con prefazione di Giuseppe Giacalone, distribuito su tutto il territorio nazionale, che è alla terza ristampa. Editrice Ferraro Napoli. 
Le testimonianze di ammirazione di decine di migliaia di studenti confermano il largo successo di quest’opera. Altro romanzo di successo è: “PER SEMPRE…FILANTROPIA” (2004) Ed. Ferraro Napoli, testo che, per il suo contenuto di problemi attuali ha conquistato migliaia di studenti. Segue il romanzo L’OMBRA DI AGATA (2006)per le Edizioni IL Rubino di Napoli, è un intrigante e appassionante testo, un thriller che inchioda il lettore sulle sue pagine. Opera ridotta per le scuole superiori di primo e secondo grado. 
Altro romanzo è ”SENSAZIONE”. (2008)Affascinante narrazione tra storia ed immaginazione, tra mondo politico e violenti passioni. Edito da Tullio Pironti Editore Napoli, distribuito dalle Messaggerie Libri Italia. Vallone pubblica con Armando Editore Roma “LA POESIA DISINCANTATA DEI CREPUSCOLARI”(2009) che ottiene da ogni fonte un grande apprezzamento. 
Seguono le pubblicazioni. FOLLIE D’AGOSTO, (2009) silloge di poesie. IL SAPORE AMARO DELL’INCHIOSTRO, (2009) raccolta di critiche. GRAMMATICA ITALIANA. ragionata. (2010)
L’autore tenta l’esperienza del racconto e dà alle stampe: IL SILENZIO DEL PENSIERO. (2011) Raccolta di narrazioni psicologiche. Ediz. Tracce Pescara. L’opera nel 2011 nel concorso letterario Hostonium ottiene “La menzione d’onore”. Seguono i volumi “LA REALTA’ VISTA CON I TUOI OCCHI” (2011) Per I Fratelli Ferraro Editori Napoli e il romanzo in quattro episodi, DISSIDI DI COPPIE (2011) che nel concorso letterario Histonium 2012 ha il Premio speciale della Giuria, testo pubblicato dalle Edizioni Eracle Napoli.
Scrive su varie testate di Storia Letteraria e filosofia. Le recensioni ai suoi testi sono centinaia. Vallone si è dimostrato anche acuto critico con moltissime osservazioni critiche a carico di illustri esponenti della cultura contemporanea. Recentemente è stata scritta una biografia su di lui: “VINCENZO VALLONE valori e ideali, realtà e fantasia”, a cura di Antonio Crecchia.
Il Consigliere del Ministro della Pubblica Istruzione, Federico Ottolenghi scrive. “ Desidero ringraziarvi per l’impegno e l’entusiasmo dimostrato nella gestione e nell’organizzazione della trasmissione televisiva “La scuola in diretta ecc.” 30.04.1999
L’Accademia Internazionale “Lucia Mazzocco Angelone” Lo nomina Accademico di merito “a testimonianza del suo valido contributo dato con ferma tenacia e ininterrotta costanza, alla letteratura italiana contemporanea, Narrativa. La stessa cosa fa L’Accademia Internazionale “Il Convivio” che lo nomina accademico per meriti letterari.
La critica alla sue opere è stata firmata da più di 50 nominativi. Menzioneremo solo Giuseppe Giacalone, senza far torto ai lusinghieri giudizi di tantissimi. 
“Suprema musa lirica, in questo romanzo neorealista, rimane il sogno degli amori impossibili, vagheggiati sempre in descrizioni di paesaggi sobri e romantici, animati da un affascinante senso della natura, che sembra il sentimento dominante di questo narratore. Il linguaggio è semplice, lineare, chiaro, a volte anche scarnificato nei momenti in cui più chiara si delinea l’angoscia dei personaggi, che risultano nel complesso ben delineati. – e ancora- Al Vallone va ascritto il merito di narratore drammatico, capace di tenere le fila di emozionanti vicende, che trascinano il lettore. Nella storia culturale del Molise il suo nome di narratore si può aggiungere senza riserva alcuna accanto a quello di Jovine e di Lina Pietravalle.” La presentazione è stata stralciata dal testo “Pietrabianca”.

 

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