VENAFRO. In occasione della festa dedicata alla Madonna del Carmine, ben volentieri pubblichiamo questo intervento del collega Tonino Atella, incentrato sul tradizionale rituale della “vestizione della statua della Vergine”:
Si celebra mercoledì 16 luglio, a Venafro, la Madonna del Carmine (o del Carmelo) ed il pensiero va spontaneo alle tipicità festive d’altri tempi. Ricordi bellissimi e perciò da riproporre in primis alle nuove generazioni perché sappiano e riflettano. Partiamo con la vestizione della Statua della Vergine, incombenza esclusivamente femminile, com’è facile comprendere. Veniva effettuata alla vigilia dei due tradizionali giorni di festa del 15 e 16 luglio, ossia nella prima serata del 14 luglio, ed avveniva nella sacrestia della Chiesa del Carmine, alla presenza -come detto- solo di donne assai devote. Negli ultimi tempi, ossia sino agli anni ’70, era una famiglia in particolare ad avere tale onore ed onere, la famiglia Perella, artigiani del legno, impegno che svolgeva annualmente con tantissima devozione e cura. Si svestiva l’effige sacra dell’abito che indossava abitualmente nel corso dell’anno e la si vestiva col classico “abito della festa”, nuovo, pulitissimo e tenuto in perfetto ordine. Quindi la si addobbava con ori ed argenti, i “voti” ricevuti nel corso dei decenni, nonché con la splendida corona festiva, esponendola finalmente in chiesa per la venerazione dei fedeli nel corso della festa. Era ( ed è !) decisamente bella e suggestiva alla vista, tanto da commuovere fino alle lacrime quanti l’ammiravano ( e l’ammirano) ! Altra tipicità dei tempi andati : l’asta del tardi pomeriggio del 16 all’esterno della chiesa del Carmine per portare in spalla la Statua della Madonna nel corso della successiva e solenne processione serale. Vi partecipavano, contendendosi il privilegio a suon di parecchie centinaia di migliaia di lire (parliamo di tanto denaro, in quanto tale asta è stata in auge sino agli anni ‘60/’70, prima di scomparire in seguito al venir meno delle più tradizionali famiglie di coloro che si contendevano l’incombenza !), soprattutto gli ortolani di Venafro, dai Cimorelli ai Buono, dai Silvestri ai Forte, ai Mascio e a tant’altri ancora. Facendosi spazio tra una folla enorme che gremiva l’ingresso principale della chiesa, si partiva con una base d’asta di 50mila lire e subito si scatenava la bagarre tra i contendenti. Al termine, e dopo un’ora buona di offerte e controfferte, la statua veniva aggiudicata per somme variabili dalle 500.000 lire al milione, denaro ovviamente messo assieme da due/tre famiglie di ortolani che, postasi la statua sulle spalle, la portavano orgogliosamente in giro tra strade e piazze del centro storico, tra l’ammirazione di parenti e colleghi di lavoro. Non mancava anche qualche invidia mal celata da parte di altri ortolani, determinati a quel punto ad aggiudicarsi l’asta dell’anno successivo per scalzare i “rivali” e portare loro la veneratissima statua della Madonna del Carmine ! Infine la tipicità della cena casalinga ai tavolini della festa. La donna di casa portava, ponendoselo in testa, il cesto contenente il tegame col pollo al pomodoro che era la cena di famiglia da consumare ai tavolini nei pressi della Chiesa del Carmine mentre la banda suonava sul palco. Si beveva vino portato da casa, un fiasco d’acqua delle Quattro Cannelle e si mangiava l’insalata dell’orto. Cosa si comprava su al Carmine per restare seduti ai tavolini ? Una birra e una spuma “Rosa” (l’antenato della Coca Cola !) ! Per i più fortunati c’era anche la possibilità di una/due cassate al gelato, da dividere tra i componenti la famiglia. Cose semplici ma bellissime, perché piene zeppe di significati …
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