CINEMA – Ad un occhio inesperto, Interstellar può sembrare un rifacimento o un film ispirato al noto “2001 Odissea nello Spazio”, ma non è così. E’ molto di più. Con questo film l’inglese Christopher Nolan si conferma uno dei migliori registi contemporanei in grado di distinguersi non solo per le sue capacità dietro la telecamera, ma anche e soprattutto per il lavoro che dedica alle proprie sceneggiature: complesse, intriganti, fantasiose, ma plausibili.
La Terra è un pianeta ormai inospitale, l’aria è irrespirabile. La razza umana non sembra essere appartenente alla specie dei mammiferi ai quali si è sempre accostata. Non è riuscita infatti a trovare come loro un naturale equilibrio con l’ambiente circostante. Si è invece rivelata più simile ad un’altro organismo: il virus. Così, l’eccessivo sovrappopolamento ha esaurito le risorse disponibili e l’inquinamento ha dato origine ad una “piaga” che non permette più a piante come grano e mais di crescere. L’unica speranza per garantire continuità alla specie è quella di spostarsi in una nuova zona ricca: bisogna cercare un nuovo pianeta. La Terra muore.
Così, sfidando la legge di Murphy (“tutto quello che può accadere, accadrà”) la specie umana deve affrontare la realtà del viaggio interstellare tentando di adattarsi al suo nuovo destino. E’ la speranza che spinge l’uomo oltre. Ma non la speranza di salvarsi, la speranza di tornare dalle persone amate. L’amore, ci suggerisce Nolan, è più forte del concetto di Spazio-Tempo, come la gravità che lo attraversa.
Da questo momento bisogna confrontarsi con la teoria della relatività di Einstein ed i concetti sulla curvatura del piano Spazio-Tempo per comprendere il differente trascorrere del tempo negli istanti “qui ed ora” e per affrontare il viaggio interstellare altrimenti impossibile. Ma sono le teorie quantistiche sui buchi neri di Stephen Hawking che consentono di spingerci oltre per poter raggiungere la singolarità ed astrarci ai livelli della quinta dimensione (proiezione al di fuori del piano Spazio-Tempo). Solo così si potranno comprendere gli infiniti mondi paralleli per noi impercepibili, ma coesistenti tra loro.
Carlo Cesari
© RIPRODUZIONE RISERVATA