CRONACA – Una giovane suora, da poco ospite di un convento della provincia di Macerata, ha partorito un bambino nell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” di San Severino Marche. La notizia è stata pubblicata oggi dal Corriere Adriatico. Secondo quanto riportato dal quotidiano, la suora, di origini sudamericane, domenica scorsa sarebbe stata accompagnata al pronto soccorso da alcune consorelle: lamentava un forte mal di pancia, ma dopo un’ecografia è stata subito trasferita in ostetricia dove ha dato alla luce un bimbo o una bimba (anche su questo particolare per ora massimo riserbo).
La neo mamma avrebbe deciso di tenere il figlio, e dovrebbe essere affidata ad una comunità di accoglienza. Il nosocomio settempedano protegge dietro una cortina di silenzio la privacy della suora – il primario del reparto di Ostetricia ha detto ai giornalisti di non sapere nulla della vicenda – ma si è appreso che il bimbo è stato condotto per accertamenti nella Neonatologia dell’ospedale di Macerata. Sarebbe in buone condizioni di salute, ma essendo nato dopo una gravidanza svoltasi senza controlli sanitari, si è preferito sottoporlo ad analisi più accurate. Nessun commento per ora da parte del vescovo di Camerino Francesco Brugnaro.
Suor Rosella Mancinelli, Madre Abbadessa del Monastero di Santa Chiara di San Severino, ha poi smentito che la suora facesse parte di un convento di clausura: “La vicenda – dice – non riguarda alcuna sorella clarissa della nostra comunità, nè consorelle di monasteri della zona”. “Desidero affermare ciò – aggiunge – in modo categorico per fugare ogni dubbio e smentire le inesatte informazioni che circolano in questo momento e che hanno spinto molti giornalisti a rivolgersi al nostro indirizzo”. Suor Rosella ci tiene a difendere “il significato della nostra scelta di vita”, e assicura che “nessuna suora di clausura degli 8 conventi della Diocesi di Camerino – San Severino ha messo al mondo un figlio”.
La vicenda fa seguito ad un altro caso analogo, accaduto sempre nelle Marche nel 2011, con strascichi giudiziari e proteste di piazza fino a tutto il 2014. All’epoca, una suora congolese di 41 anni, oggi tornata allo stato laicale, diede alla luce una bambina nell’ospedale di Pesaro. La donna era stata stuprata all’estero da un sacerdote straniero, ed era poi stata accolta in un convento marchigiano. Dopo il parto non aveva riconosciuto la figlia nei tempi stabiliti dalla legge, e la neonata era stata data in affido ad una coppia della provincia di Macerata. Poi però l’ex suora, non riammessa alla vita consacrata dal suo ordine religioso, cambiò idea e fece ricorso per riavere la figlia. Nel febbraio 2014 la Cassazione le diede ragione, opponendosi al via libera alle procedure per l’adozione attivate dalla Corte di Appello di Ancona, che aveva ritenuto fuori tempo massimo (tre mesi e mezzo dal parto) il ripensamento della madre naturale. La bimba venne riconsegnata alla madre, ed entrambe sono andate a vivere in una casa famiglia. I genitori adottivi hanno continuato a protestare per riavere la piccola.
Nel gennaio del 2014, invece, una suora salvadoregna di 32 anni aveva dato alla luce un bambino nel reparto di ostetricia dell’ospedale di Rieti. Secondo le ricostruzioni, la suora (che negato di essere consapevole della sua gravidanza) sarebbe rimasta incinta durante un viaggio in patria per il rinnovo del passaporto.
Fonte: www.repubblica.it
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