VENAFRO – Tutto è iniziato con la comparsa di un post sulla pagina del sindaco Antonio Sorbo: “Mi dicono che devo rispondere a capitan uncino. È perché? Si può rispondere al nulla? Fosse almeno cittadino venafrano… E poi bisogna apprezzare che ha imparato a scrivere. Aspettiamo adesso che impari anche a leggere”.
Al primo cittadino di Venafro ha prontamente replicato, con toni piccati, il consigliere di minoranza Elena Bianchi: “Offendere e beffeggiare chi ha una malformazione fisica è oltremodo ripugnante. Complimenti sindaco , lei è l’esempio per tutti i cittadini . Mi ricorda mexes in partita l’altra sera. Emblematico per chi lo guardava . Lei sarà pur un professore ma dalla vita ha ancora tanto da imparare, specie l’umiltà , l’educazione e il senso del pudore. Inoltre, giacché è avvezzo alle bagarre sui social media , si opponga alle critiche con la giusta dignità, evitando certi scivoloni, davvero raccapriccianti. Lei non può rappresentarmi, il tricolore non è un capriccio, è il simbolo delle istituzioni . E lei ne ha fatto carta straccia or ora. I miei complimenti”.
Ne è scaturito un acceso confronto, segnato da interventi (più o meno polemici) di cittadini, amministratori in carica (di maggioranza e minoranza) ed ex amministratori, tra cui l’ex sindaco Enzo Bianchi (il quale, evidentemente, si è sentito chiamato in causa ritenendo che il dispregiativo “capitan uncino” fosse riferito ad un suo stretto parente): “Caro Antonio, chi ti parla non è l’amico, l’ex sindaco, ma il professionista medico ortopedico che nel lontano 26Dicembre1984 fu chiamato in reperibilità al pronto soccorso del SSRosario. Là, attorniato da medici(primo fra tutti l’indimenticato Dott. Biondi) in un lago di sangue riconobbi mio fratello con una mano spappolata. Non auguro a nessuno, e tantomeno a te, avere di questi problemi in famiglia. Nessun ragazzo, nessun figlio, nel pieno della adolescenza, deve soffrire quanto ha sofferto mio fratello Nicandro: il giorno prima, a brindare il Natale, il giorno appresso a piangere una mano fantasma. Caro Antonio, la città ti ha votato non per offendere i portatori di handicap, ma per proteggerli. Il Capitan Uncino a cui tu ti rivolgi è quel ragazzo che con te, molti anni fa, veniva sempre alle mani. Era molto bello avere quei confronti. Nicandro non ha sbagliato nel chiamarti “puz’nett “, è un modo come tanti per scherzare. Ma tu non puoi prendere la fascia tricolore ed offendere la dignità , l’onestà, il senso civico e l’amore per il prossimo di una famiglia popolana e da sempre lavoratrice. Il confronto che tu chiedi ad un portatore di handicap te lo chiedo io, quando e dove vuoi, vivamente, nella sala comunale, in piazza o in televisione., atteso che a mio fratello mancherà una mano , la diplomazia o un’alta istruzione , ma di certo non difetta per dignità. Antonio, concludendo, hai sbagliato . Chiedi scusa ufficialmente per un errore fatto, probabilmente, per la tensione di un sindaco esposto a tutto e tutti, nella certezza che non eluderai la mia richiesta di confronto. Nella speranza che tu e Nicandro tornerete ad avere gli stessi rapporti d’un tempo”.
Ieri sera, la controreplica del sindaco Sorbo: “Reduce da un’interminabile riunione della conferenza dei sindaci sul dimensionamento scolastico, apro facebook e mi ritrovo al centro di una polemica assurda per un mio post nel quale parlavo di un famigerato capitan uncino. Pur avendo scritto nel post che non mi riferivo ad un venafrano e pur avendolo ribadito in un commento quasi immediato allo stesso post, qualcuno di venafro si è riconosciuto in quella definizione che non lo riguarda e da li sono partiti una serie di interventi sui quali si è montata questa polemica nella quale sono accusato addirittura di aver voluto fare riferimento ad una menomazione fisica. E più di uno mi invita a chiedere scusa. Lascio perdere, per ora, le minacce e le offese che ho ricevuto, ma ribadisco, come ho subito fatto nel commento al post, che non mi riferivo a chi invece si è voluto riconoscere in quella definizione. Mai ho pensato di fare riferimento a menomazioni fisiche di alcuno avendo grande rispetto ed essendomi sempre impegnato per i disabili, anche in prima persona. Perciò onestamente non capisco anche se, visto il tono dei vari interventi, mi rendo conto di aver involontariamente contribuito ad alimentare questa polemica. Perciò se devo chiedere scusa a qualcuno la chiedo a quelle persone che hanno interpretato o che sono state indotte ad interpretare quel mio post come riferito ad una determinata persona e con quella valenza di cui ho parlato. Se poi devo chiedere scusa a tutte quelle persone che si sono volute riconoscere in quel personaggio anche se il riferimento non era a loro, lo faccio senza alcun problema. La mia più grande colpa è quella di non aver previsto o messo nel conto che quel mio post poteva prestarsi ad una diversa interpretazione o che qualcuno lo potesse usare strumentalmente. Di questo faccio il mea culpa pubblicamente. E per quanto mi riguarda la polemica, almeno qui su fb, è chiusa”.
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