VENAFRO – Dieci centesimi ! E’ quanto lasciato dai venafrani nel cestino per la libera raccolta popolare approntato con tanto di manifesto in un esercizio pubblico della città, per rifare l’insegna luminosa all’esterno dell’ospedale SS. Rosario della città, abbattuta dalle intemperie e non più ripristinata.
Una “miseria” significativa a testimoniare i sentimenti della città non già contrari al nosocomio cittadino, storicamente nel cuore e negli affetti di tutti i venafrani (basti ricordare i consistenti lasciti privati dei decenni addietro, ma ancor prima i tanti consensi popolari nei confronti del nosocomio nei decenni passati per la sua insostituibile e preziosa opera medico/sanitaria), quanto di rabbia e contrarietà nei confronti di una sanità pubblica che ha affossato il SS Rosario, privandolo negli anni di unità e servizi, e riducendolo oggi ad un poliambulatorio con annessi laboratori, che nulla a che fare con un ospedale civile di zona degno ed all’altezza del nome.
Miseria, mortificazione, contrarietà e rabbia popolare emerse quindi a margine della libera colletta che ha confermato quanto i venafrani siano indispettiti per le vicende ultime del loro ospedale, le cui responsabilità -è il parere corrente in città- sono tutte della classe politica regionale. “Va bene la razionalizzazione -affermano sconsolati e sfiduciati oggi i venafrani- ma lasciare ventimila residenti da Sesto Campano a Montaquila senza un pronto soccorso, senza sale chirurgiche, senza rianimatore e senza tant’altri servizi sanitari essenziali significa mettere quotidianamente a rischio migliaia di vite umane. Non è certo così che si rispettano i diritti dei cittadini”.
“Perciò – avranno ragionato quanti avevano letto il manifesto della colletta e depositato la miseria di dieci centesimi – la faccia l’Asrem Molise la nuova insegna luminosa del SS Rosario, dopo averlo tanto sminuito e messo in ginocchio !”. Considerazioni amarissime all’indirizzo di un nosocomio che continua purtroppo a versare in condizioni a dir poco precarie, con grosso disappunto dell’utenza del territorio.
Tonino Atella
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