
CAMPOBASSO – Venerdì 29 gennaio alle 18.30, presso l’Auditorium GIL di Campobasso, sarà presente Luciano Ferrara, uno dei maggiori fotoreporter italiani, storico collaboratore delle più autorevoli testate giornalistiche nazionali e internazionali che, insieme a Flavio Brunetti e Luigi Fabio Mastropietro, affronterà il tema: “La fotografia: verità nella storia”.
Per realizzare i suoi reportage, Ferrara collabora spesso con sociologi e storici, riuscendo così a ritrarre la marginalità contemporanea in modo lontano dalla retorica e dal luogo comune. Nel 1989, fonda con Serena Santoro, l’Agenzia foto giornalistica Nuovellepresse; nel 2006 crea l’associazione culturale Wine&Foto, nata come punto di intersezione tra arti visive, approfondimenti multidisciplinari e cultura del gusto. Docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti Napoli in “tecniche di sviluppo e stampa analogica”, nel 2013 apre Tribunali138, uno spazio divenuto punto di riferimento per progetti legati alla fotografia e alle arti visive, dove si concretizzano progetti in divenire guardando alla fotografia internazionale, un luogo aperto dove incontrare fotografi contemporanei.
L’evento, che vedrà protagonista il fotoreporter campano, si inserisce nell’ambito della mostra “Non aprire che all’oscuro. La vita, i sogni, la morte nel mistero della fotografia“. Novanta immagini salvate dall’oblio, selezionate tra millecinquecento lastre fotografiche, restaurate e raccontate, prendono vita e riassumono la storia della comunità di Casacalenda tra la fine dell’800 e 1933. L’esposizione, a cura del campobassano Flavio Brunetti, resterà aperta fino al 28 febbraio.
“Mille e cinquecento lastre – evidenzia Brunetti – che documentano un Molise ancestrale quasi primitivo e ciascuna rappresenta una condizione esistenziale che nell’insieme si fa documentazione, storia collettiva e ‘stoffa del sogno’ delle generazioni dei nostri avi. E in quel mondo, che solo apparentemente sia passato e più non esista, la fotografia assume un potere divino, magico, sacrale, quello di ridare la vita, in una sorta di metempsicosi, alla bellezza e alla grazia“.
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