ELEZIONI – Fughe in avanti senza costrutti

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CAMPOBASSO – Candidati allo sbaraglio, idee confuse, partiti azzerati, velleità più personali che radicate a gruppi o a partiti che fanno della vigilia elettorale una torre di Babele. Isernia su tutte non riesce a chiudere alcun accordo per una guida unitaria o quasi a destra o a sinistra, con la risultanza di registrare almeno per ora, a oltre due mesi dalle Amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale, una decina di candidati sindaci spartiti a metà tra centrodestra e centrosinistra. C’è, al momento, un avanspettacolo di autocandidature più che altro condotto con la presunzione di costruirsi un’ autocertificazione più personalistica fatta di autoconvinzioni che di riscontri popolari e di conoscenza di quanto esiste sul territorio e del mandato di quest’ultimo. E’ davvero “interessante”, stupefacente, assistere in questi giorni ai proclami, agli annunci, alle promesse e agli appelli di quanti si autodeterminano portavoci di liste di candidati sindaci spingendo e promuovendo soluzioni semplicistiche e generalistiche, modulate su ciò che è necessario realizzare per il futuro e di quello che bisogna recuperare scordandosi, alcuni, di quanto non hanno fatto in passato nonostante vantando partecipazioni importanti nelle decisioni del palazzo di città. Vorremmo soffermarci sul problema dell’Università e delle ricadute negative soprattutto di carattere commerciale e quindi economico sulla città messe in evidenza da rappresentanti di liste politiche per il trasferimento di alcune facoltà da Isernia a Campobasso. Diciamo subito per dovere di cronaca che il costo fitto della sua sede nel centro storico in aiuto dell’ Unimol non è scaturito alcun subentro finanziario delle istituzioni locali di Isernia e non, né il reperimento di locali alternativi. Aggiungiamo che l’ Università comunque è rimasta ad Isernia e Pesche.  Pesche è Isernia non Agnone (?) uno stabile in comodato d’uso trentennale con la Regione abilitato a sede accademica nel 2006 abbandonata poi a se stessa. La cataloghiamo tale perché l’esperienza anche personale di avere una figliola iscritta lì dieci anni fa è stato un incubo. Riporto questa esperienza per dimostrare che analizziamo su fatti concreti. Ebbene una sede per anni senza una strada degna di tal nome, strettissima,  senza illuminazione, in mezzo alla campagna, senza collegamenti e servizi urbani di trasporto delimitata da due fossi di oltre un metro e mezzo che erano una minaccia costante  per la fuoriuscita di auto dalla sede stradale, hanno costituito un disagio di proporzioni elevatissime e nessuno se ne è curato. Nessuno di coloro che va in tv a dire che l’Università va riqualificata nella sua logistica che va riportata laddove c’era (ma è lì ancora, attenzione!) che probabilmente sedeva anche in Comune o in partiti che contavano ha giammai denunciato o tentato di risolvere questi problemi che sono presenti anche oggi sebbene in misura minore e che rappresentano elementi di serio ostacolo per famiglie e studenti  scoraggiandone la permanenza ad Isernia. Per non parlare della sede del centro storico. Anche qui non esiste uno straccio di collegamento urbano o navette diretto dalla stazione o dal Terminal dei bus. Prima di rilevare che l’Università debba ritornare in città, ci si impegni a risolvere la questione dei servizi primari agli universitari, si faccia un piano dettagliato e mirato in vista dell’apertura del prossimo anno accademico su trasporto e viabilità. La formazione accademica deve insistere in un sistema dove le priorità di base devono corrispondere e coniugare connotazioni urbanistiche e di servizio naturali, di normalità, come avviene in qualsiasi altro contesto universitario. Queste non sono delle concessioni né sono gratuite una volta messe in campo. In un offerta universitaria non si può pensare di avere una precarietà di logistica e un disagio di mobilità di tal fatta e che poi questa diventi un handicap per chi la dovrebbe scegliere o preferire. Parliamo, o meglio non dovremmo parlarne, di difficoltà che non dovrebbero esistere in alcun modo e chi governa il territorio o si prepara a farlo, abbia il coraggio di riconfigurare un nuovo sistema urbano integrato con l’Università e di illustrarlo subito adeguandolo a incoraggiare e sostenere anche altre attività locali.                                                                    Aldo Ciaramella

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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