
TRADIZIONI – Nella mattinata tutti a vendere le loro saporitissime ed assai ricercate verdure in piazza Marconi, e in serata a partecipare in massa alla combattutissima asta pubblica per portare in spalla la statua della Madonna nel corso della solenne processione conclusiva.
Venafro festeggia il 16 luglio la Madonna del Carmine, venerata nella Chiesa omonima adiacente il Liceo classico “Giordano” a due passi dalla monumentale Cattedrale, periferia ovest della città. Una ricorrenza sentita dall’intera collettività cittadina e seconda per importanza e partecipazione in ambito annuale solo ai festeggiamenti patronali di metà giugno in onore dei Santi Martiri Nicandro, Marciano e Daria. La caratteristica storica e sociale dell’appuntamento festivo/religioso venafrano: ossia la diffusissima devozione nei confronti della Madonna del Carmine o del Carmelo da parte degli ortolani di Venafro, cioè dei coltivatori della terra e dei produttori dei saporiti ortaggi e verdure locali. Una devozione storica che va anche aldilà dei confini della fede e che affonda le proprie radici nel carattere stesso e nelle consuetudini sociali della specifica categoria degli ortolani venafrani. Questi, nella mattinata del 16 luglio dei decenni andati e nell’ambito della fiera di merci e prodotti vari che tuttora si tiene nel perimetro stesso della festa, erano soliti vendere ortaggi e verdure dei loro orti, in primis cipolle, insalata, pomodori, cetrioli, peperoni, sedani, patate ect. su piazzetta Marconi, a poca distanza dal laghetto di corso Lucenteforte e dalla storica fonte della Quattro Cannelle. Tanti gli acquirenti sia di Venafro che dei Comuni limitrofi per comprare, portare a casa e mettere in tavola i prodotti genuini della terra venafrana, ossia i saporitissimi ortaggi ancora oggi protagonisti della tavola cittadina. Dopodiché, terminata la fiera e le vendite, e dopo il pranzo ed il più che meritato riposo pomeridiano del giorno di festa, nessuno tra gli ortolani di Venafro -accompagnati da mogli, figli e parenti- rinunciava a presenziare all’affollatissima ed assai “combattuta”, a colpi di offerte e rialzi, asta pubblica dinanzi alla stessa Chiesa del Carmine per portare in spalla nel corso della successiva e solenne processione conclusiva della festa la veneratissima Statua della Madonna, per l’occasione vestita con l’abito nuvo dalle donne di Venafro. In prima fila per tale asta, quali attori principali e protagonisti, tutti gli ortolani della città, che non badavano a spese ed impegni economici per aggiudicarsi l’asta e mettersi finalmente in spalla la “loro” Madonna del Carmine. Tanti i contendenti, tante le offerte e tanti i rilanci, senza tentennamenti, senza indugi e senza esclusione di colpi. In palio c’erano l’onore, la fede, la storia e il desiderio di “portare” la Madonna, il massimo per l’ortolano venafrano degli anni ’50, ’60 e ‘70. Già, parliamo di 60/70 anni orsono, ma per mettersi in spalla la Madonna del Carmine gli ortolani arrivavano a pagare anche cinquemila lire(!), cifra considerevolissima dati i tempi. E finalmente, aggiudicatasi l’asta, i fortunati ortolani vincitori -in genere erano in otto, dato il peso da sopportare lungo la processione- potevano mettersi sulle spalle la Statua della Vergine ed attraversare la città tra due ali di folla di fedeli, felici e soddisfatti per l’onore che in quel momento stavano assaporando. Questa appena descritta la storica e bellissima fede degli ortolani venafrani nei confronti della “loro” Madonna del Carmine. Oggi, che di ortolani doc locali sono rimasti in pochi anzi in pochissimi, niente asta pubblica per portare la statua ma volontaria e gratuita disponibilità di giovani del posto per assolvere con immenso piacere il compito loro richiesto: vale a dire portare in spalla e in processione la statua della Vergine su strade e piazze cittadine per onorarla, celebrarla e festeggiarla confermando la devozione dell’intero popolo venafrano.
Tonino Atella
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