
SANT’ANGELO DEL PESCO – Il prefetto di Isernia, Fernando Guida, ha partecipato stamani alla manifestazione organizzata dal Comune di Sant’Angelo del Pesco in occasione della “Giornata nazionale del sacrificio italiano nel mondo”, istituita in memoria della tragedia di Marcinelle, avvenuta l’8 agosto 1956.
Quel giorno persero la vita 262 lavoratori, la maggior parte dei quali di origine italiana, a causa di un incendio divampato in una miniera di carbone.
Tra di essi anche sette minatori molisani, ai quali, nel 2001, è stata conferita la “Stella al merito del Lavoro alla memoria”, che, anche quest’anno – in cui ricorre il 60° anniversario del drammatico episodio – sono stati ricordati con una giornata dedicata. Ecco i nomi dei corregionali deceduti a Marcinelle:
Casciato Felice, nato a Sant’Angelo del Pesco;
Cicora Francesco, nato a San Giuliano di Puglia;
Granata Francesco, nato a Ferrazzano;
Granata Michele, nato a Ferrazzano;
Moliterno Michele, nato a Ferrazzano;
Nardacchione Pasquale, nato a San Giuliano del Sannio;
Palmieri Liberato, nato a Busso.
Dopo la celebrazione della Santa Messa, presso la Chiesa della Madonna del Carmine, e la deposizione di una corona, si sono susseguiti gli interventi dei relatori sul tema “Espressione di rispetto per i minatori deceduti”, ai quali ha fatto seguito la lettura di brani e documenti storici.
Anche il presidente del Consiglio Regionale del Molise Vincenzo Cotugno, in occasione della giornata di oggi, ha voluto lanciare un messaggio:
“Una vita, una famiglia, un lavoro. Quella mattina di 60 anni fa a Marcinelle per 262 persone, di cui 136 italiani, finirà tutto. Una terribile fatalità: due carrelli che si ostacolano, una condotta dell’olio tranciata, un imponente incendio nella miniera che segnerà per sempre le speranze e la vita di tanti connazionali, tra di loro 7 molisani, partiti per il Belgio per trovare un lavoro che qui non c’era. Una tragedia che unitamente al disastro di Monongah rappresenta una delle ferite più dolorose per gli emigranti italiani e molisani. Per loro è stata istituita la “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”.
Sono trascorsi 60 anni da quella mattina dell’8 agosto 1956, ma il ricordo e il dolore per quella sciagura sono ancora intatti e indelebili nei ricordi dei familiari delle vittime e nella comunità molisana che ha pagato un prezzo pesantissimo in vite umane. La speranza di una vita migliore aveva portato tanti italiani a lavorare presso la miniera di carbone di Bois du Cazier, che oggi è patrimonio dell’Unesco a ricordo di un sacrificio troppo pesante in nome del progresso.
Il sogno di poter garantire una vita migliore alle loro famiglie lasciate a Busso, a Ferrazzano, a San Giuliano di Puglia e del Sannio, e che invece si è spento a quasi mille metri di profondità. Per questi motivi è doveroso che le Istituzioni tengano sempre vivo il ricordo di tragedie come quella di Marcinelle, ponendo sempre maggiore attenzione sulla sicurezza nei posti di lavoro e ricordando sempre il sacrificio di tanti connazionali che con il loro lavoro all’estero mantenevano la speranza di una vita migliore a chi era rimasto in Italia come in Molise. L’8 agosto è un giorno che deve rimarcare sempre con forza che la dignità e la vita di una persona valgono più di qualsiasi altra futile considerazione”.
Ricordando quel terribile evento, anche la consigliera Nunzia Lattanzio ha inteso sottolineare il “valore profondo che tale commemorazione rappresenta ancora oggi, affinché la memoria della tragedia ci spinga ad operare per tutelare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, oggi, in un contesto dove l’Italia ed il Molise, pur continuando a vedere i propri figli emigrare, si trovano a far fronte all’emergenza immigrazione con tutto quello che significa per le singole realtà locali. Ricordare le vittime allora – ha concluso Lattanzio – significa assumersi le responsabilità giuste per costruire una società in cui la dignità del lavoro e della persona siano centrali anche in una prospettiva europea, per una UE che sappia dare priorità al lavoro foriero di sviluppo economico, culturale e sociale”.
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