CAMPOBASSO – Incidenti sul lavoro solo parole anche a livello istituzionale. I dati che si registrano e che vengono riferiti a ogni manifestazione o giornata nazionale non confortano nessuno. Perché? Troppe le forze sul campo addette al controllo, poche quelle specializzate o mal pagate, quelle che veramente controllano e tantissimi i comportamenti strappavestiti poi nel raccontare storie e tragedie. I messaggi che hanno attraversato la 66^ Giornata nazionale sulla sicurezza e delle vittime degli incidenti sul lavoro non convincono alcuno.
Nessuna politica attiva né sul piano amministrativo per risarcire le famiglie colpite né per mettere nelle condizioni chi lavora nel controllo ad avere una dignitosa riconsoscenza soprattutto quelli di livello professionale qualificato è stata messa in campo a livello locale soprattutto dalle Asrem o statale creando una rete operativa di personale di livello superiore adeguato alle normative e alle innovazioni che la sicurezza ha acquisito in tutti i settori di intervento dall’industria all’edile dal commercio all’agricoltura.
Nonostante meritorie dichiarazioni nei primi otto mesi del 2016, come ci sottoliena anche il consigliere regionale di Dem Michele Petrraoia, sono stati denunciati in Italia n.416 mila infortuni sul lavoro a fronte dei n.410 mila dei primi otto mesi del 2015. In Molise si è passati da 1.418 del 2015 a 1.501 del 2016 con un 5% in più e un incremento delle vittime sul lavoro passate dalle 7 del 2015 a 9 del 2016, a conferma che le dichiarazioni rilasciate ogni anno nella seconda domenica di ottobre in occasione della Giornata Nazione per i Caduti sul Lavoro sono importanti ma da sole non bastano.
Se aumenta il lavoro precario dei voucher a ritmi vertiginosi e/o quello a partita IVA, o in altre forme in cui non c’è copertura assicurativa INAIL, come si può pensare di far applicare le norme del Testo Unico sugli Infortuni n. 1124 del 1965 cosi come modificate dalle leggi successive ? L’incidenza del lavoro flessibile nelle sue varie forme dall’interinale ai contratti a progetto o a assunzioni a termine, è talmente elevata che oggettivamente è più difficile pianificare misure di prevenzione con azioni formative mirate e protocolli da seguire.
Come giustamente afferma Petraroia l’eccesso di flessibilità svuota la rappresentanza collettiva, indebolisce il sindacato e impedisce ai lavoratori di esercitare una negoziazione alla pari per far rispettare le leggi sulla sicurezza sul lavoro e sulle malattie professionali. Con un sindacato debole ed una massa crescente di lavoratori precari servirebbe una più intensa azione di vigilanza degli Organi dello Stato ( INPS, INAIL, Ispettorato del Lavoro, ASL, ecc. ) ma i tagli alla sanità e la riduzione dei trasferimenti finanziari alla Pubblica Amministrazione determinano difficoltà crescenti nel programmare azioni di controllo sui cantieri, nelle imprese e sui posti di lavoro.
E qui non ci siamo carissimo Petraroia. Perché le risorse laddove servono bisogna prevederle e assegnarle a chi lavora e merita nel campo della sicurezza ed è necessario toglierle laddove nella sanità sono inutili e vanno a comparare situazioni ingiustificabili inammissibili improponibili. Poi quando ci sono infortuni e morti sul lavoro non fasciamoci la testa e cominciamo a darci ai pianti greci, non servono, sono lacrime di coccodrillo.
Lei è un consigliere regionale si renda conto dove come e quando avvengono queste cose, dove si organizzano e come vengono congegnate in regione e proponga denunci in Consiglio, invece, di raccontare soltanto. Da qui tutte le altre questioni che condividiamo, dalle rendite ingiuste a cui lei si rifersice al funzionamento degli uffici pubblici a partire da quelli della Regione Molise del Dipartimento III° che ha competenza sia sui Centri per l’Impiego, che sulle Politiche Attive del Lavoro e sul Comitato di Coordinamento per la Vigilanza sulla Sicurezza sul Lavoro.
Aldo Ciaramella
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