
ISERNIA – Sono mamme, mogli, padri, figli che si sono interamente dedicati ai loro cari più sfortunati. Angelo, Franca e molti altri ancora; costretti a lottare, quotidianamente, per vedersi riconosciuto un diritto acquisito da decenni, ma che -senza apparente motivo- la Regione Molise sembra aver riposto in un cassetto.
Sono tante, troppe le famiglie che, a distanza di un anno, attendono ancora che il Governo Frattura, da mesi orfano di un assessore al sociale, sblocchi il pagamento delle risorse per la non autosufficienza.
Soldi già inviati il 15 febbraio scorso dal Ministero delle Politiche Sociali, ma per un arcano motivo bloccati nelle casse della Regione.
Cariche di responsabilità e doveri, gravate dal dolore della malattia di un loro congiunto, oggi queste famiglie devono sopportare anche l’indifferenza delle Istituzioni e della politica, che non conosce il peso di dover contare su 400 euro mensili per sopravvivere.
Stanchi di aspettare e abbandonati, i protagonisti di questa triste vicenda hanno voluto, nel corso di una conferenza stampa, esprimere tutto la propria indignazione e rabbia per la situazione insostenibile, che va avanti da troppo tempo.
“Che fine hanno fatto i circa 4 milioni di euro trasferiti a febbraio dal Ministero alla Regione Molise che, allora, era a capo di questi fondi? Nonostante ci siano non sono mai stati erogati e stanziati a chi di competenza – lamenta Angelo Patriarca, papà di una giovane disabile. – Siamo qui uniti oggi per contestare e avanzare le nostre richieste. Da tempo non veniamo trattati dalle Istituzioni. Esigiamo che la Regione valuti le domande per l’accesso ai fondi, presentate il 28 aprile scorso, e chiediamo di stanziare quei 4 milioni alle 538 famiglie che aspettano da un anno e che sono per loro una boccata d’ossigeno”.
A parlare delle difficoltà quotidiane che sono costretti ad affrontare, è invece una moglie: “Mio marito è un disabile – ci racconta – ha bisogno di una persona vicina, che lo aiuti in tutto e in ogni momento della giornata, non può essere lasciato solo. Io mi sono dovuta licenziare dal lavoro per assisterlo. Quel rimborso mensile ci serve per vivere. I soldi da Roma il Governo li ha inviati, sto chiedendo qualcosa che mi spetta di diritto. Oggi che mi sono dovuta assentare – aggiunge la donna – ho dovuto lasciare lì mio figlio, quando mio figlio non c’è e io devo allontanarmi per una visita sono costretta a chiamare una terza persona per accudirlo. Noi con questi soldi ci dobbiamo vivere”.
Si sentono abbandonati, isolati, ignorati da chi dovrebbe difenderli, “orfani” di un presidente della Regione che ha dimenticato il sociale.
“Non stiamo chiedendo una cosa campata in aria – affermano – la tutela della salute e diritto al lavoro sono principi garantiti dalla Costituzione”.
A protestare c’è anche la mamma di un ragazzo di 20 anni affetto da una malattia rara, costretto sulla sedia a rotelle.
“Oltre ai soldi – dice – ci hanno tolto anche il taxi della solidarietà – un servizio per noi importantissimo”. La donna è costretta a raggiungere Isernia quattro volte al giorno, pur di accompagnare il figlio nella struttura che lo accoglie. Avanti e indietro da Castelpetroso, a sue spese.
Ad appoggiarli in questa protesta, in qualità di presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili, Filomena Calenda che ha voluto raccogliere le loro istanze e farsi portavoce di tanto disagio: “E’ l’ennesima volta che ricordiamo a Frattura la mancata erogazione dei fondi del 2015. Queste famiglie sono disperate, non hanno ricevuto più nessun accredito da novembre 2015. Stanno vivendo un momento davvero delicato e hanno bisogno di questo sostegno economico, sono persone che soffrono e molto spesso fanno parte delle categorie più svantaggiate: hanno perso il lavoro, non lo hanno mai avuto o sono pensionati. Perché le famiglie devono attendere i comodi della Regione visto che – si domanda – i soldi ci sono e sono pronti da tempo?”.
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