CAMPOBASSO – Province di Campobasso e Isernia, bilanci in rosso e casse, quindi, a secco.
In queste condizioni è difficile anzi impossibile chiudere la contabilità dei due Enti e allo stesso tempo erogare i servizi assegnati ai compiti dei due organismi assembleari provinciali nonché parlare di sicurezza.
Per i presidenti Battista e Coia, insomma, lo stato di salute economico delle Amministrazioni isernina e campobassana è senza dubbio drammatica e lo hanno spiegato ieri in una conferenza stampa congiunta insieme ai dirigenti delle due strutture locali al consigliere delegato Sabetta e alla consigliera del Municipio di Campobasso Maria Laura Cancellario.
Situazione in sostanza difficilissima da cui da soli non se ne esce, anzi sebbene i tantissimi appelli al Governo degli oltre 40 presidenti di Province italiane che si trovano più o meno come quelle molisane, resa ancora più complessa, hanno detto i due presidenti, per la mancanza di confronto politico in generale in loco, con le risultanze più evidenti di assenza forzata di azioni amministrative più elementari destinate alla manutenzione di strade e di scuole.
Il quadro finanziario delle due Province porta, pertanto dritti alla conclusione del dissesto se entro il 30 settembre data ultima accordata dal Governo per approvare i Bilanci, non arrivano interventi di risanamento, e indica un disavanzo per la Provincia di Isernia di 1,368 milioni di euro e per quella di Campobasso di 4,4 milioni di euro dovuti soprattutto ai prelievi forzosi dello Stato che ha ridotto gli Enti a non potere gestire neppure l’ordinario.
Da qui la preoccupazione in tempi ravvicinati di non sapere come far fronte alla manutenzione o agibilità di alcune strade di loro competenza con l’arrivo del brutto tempo, di piogge e temporali.
Naturalmente Coia e Battista puntualizzando anche su responsabilità che li vedrebbero coinvolti in caso di mancata sicurezza delle strade e di quant’altro manutenuto dalle Province e sulle indennità loro non più concesse per circa 69 milioni di euro che dovrebbero essere ridati in servizi ai cittadini, si sono riservati di attendere ancora qualche mese le decisioni dello Stato in merito per attuare forme di protesta anche abbastanza eclatanti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA