REGIONALISMO – Federazioni tra Regioni, la proposta piace al presidente Cotugno

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CAMPOBASSO – Regionalismo, autonomia del Molise e costituzione della Federazione della Marca Adriatica.

Sul tema oggetto di un incontro a Campobasso è intervenuto il presidente del Consiglio regionale Vincenzo Cotugno che ha precisato.

Il dibattito sul “Regionalismo” torna periodicamente di attualità nell’opinione pubblica, il più delle volte con giudizi assai negativi sulle istituzioni regionali” ha detto Cotugno “mi riferisco alla stessa validità delle Regioni nel nostro ordinamento, alla loro esistenza e alla loro dimensione, ipotizzando anche riforme istituzionali radicali. Sin dalla loro costituzione, le Regioni, per il loro ruolo e soprattutto per i relativi costi e molte volte per gli sprechi eccessivi, sono sempre state argomento fortemente dibattuto”.

Negli anni ’90 il prof. Gianfranco Miglio propose una forma di Stato confederale con 3 macroregioni: Padania, Etruria e Mediterranea; Qualche anno dopo la Fondazione Agnelli ripropose il tema delle macroregioni, individuandone 12, con accorpamenti che richiedevano almeno 3 milioni di abitanti; Da ultimo, una proposta di legge costituzionale a firma dell’On. Roberto Morassut (fortunatamente poi ritirata), ha riaperto il dibattito, sempre portando a 12 il numero delle Regioni, ma con divisioni territoriali diverse e la fusione di alcune delle attuali Regioni.

Che ci sia la necessità di creare enti territoriali più grandi, al fine di realizzare economie di scala e perseguire una ottimizzazione delle strutture e della spesa, non vi è dubbio” sottolinea il presidente Cotugno “siamo nell’epoca delle grandi agglomerazioni e delle dimensioni planetarie, la stessa Europa con i suoi 500 milioni di cittadini appare “piccola” di fronte ai colossi asiatici”.

Proprio su questi temi, il 31 ottobre 2014, a Campobasso, un incontro-dibattito di respiro nazionale, promosso dal prof. Di Giandomenico, dal titolo “La Marca Adriatica”, in seguito al quale lo Svimez produsse uno studio i cui risultati furono ampiamente positivi, cosi come gli interventi dei politici abruzzesi, marchigiani e molisani. Il dibattito, però, si è arenato, sepolto dai piccoli e grandi affanni quotidiani di ognuno.

Io credo che questo progetto possa essere ripreso” la proposta di Cotugno “in quanto oltre a non mortificare l’orgoglio di appartenenza di tante comunità, non è un progetto calato dall’alto con una molto improbabile riforma costituzionale, ma che parte, democraticamente, proprio dal basso. Si potrebbe parlare di “Federazione tra Regioni!” Il tutto è racchiuso nell’art. 117 della Carta Costituzionale, che al comma 8 prevede: La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni, per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con l’individuazione di organi comuni.

Creare quindi organi comuni, ma con il mantenimento, per ognuna di essa, dell’autonomia istituzionale e politica, senza prevaricare l’identità e le specificità delle singole popolazioni.

Gli organi comuni potrebbero costituirsi e funzionare sulla falsariga di quelli dell’Unione Europea” propone Cotugno “con esecutivi formati dai rispettivi assessori regionali, che coordinerebbero a turno, come a turno dovrebbe essere esercitata la presidenza e fissata la sede, evitando ulteriori pesanti burocrazie inutili e costose ed utilizzando esclusivamente le strutture esistenti.

Un accordo che segnerebbe l’avvio di un percorso positivo per la ripresa del dibattito sulle riforme, uscendo dalla sterile polemica “Regioni si – Regioni no” e dimostrando capacità progettuale ed attaccamento al proprio territorio, ma mantenendo un respiro italiano ed europeo.

Con la prossima consiliatura credo fermamente alla necessità ed opportunità di riprendere questo argomento con il coinvolgimento dello stesso Prof. Di Giandomenico, promotore dell’incontro sulla Marca-Adriatica, e della nostra UNIMOL. Un tema da me informalmente già posto all’attenzione dei colleghi di Abruzzo, Marche ed Umbria. Credo che oggi la vera sfida per istituzioni e classe dirigente sia proprio questa” conclude il presidente Cotugno “riuscire a trovare il giusto equilibrio tra le ragioni del “funzionalismo economico” e quelle di una comunità”

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