CAMPOBASSO – Sindaci in prima linea e con pochi mezzi soprattutto finanziari.
Il sindaco di Campobasso Battista si rivolge al Premier Conte e come l’Anci con il sindaco Sciuli che rappresenta tutti i primi cittadini del Molise, detta la lista della spesa e suggerisce.
“Uno sviluppo del territorio legato alla nostra semplice ma calda accoglienza, all’ambiente sano, ai centri ospedalieri in cui fino a qualche tempo fa arrivavano pazienti da ogni parte d’Italia. Sanità che gravitava attorno all’ospedale regionale che oggi paga lo scotto di una crisi, dovuta a scelte non sempre oculate, che ancora non si risolve, nonostante le aspettative e le necessità.
Scelte che riguardano anche le strategie di sviluppo e di crescita della nostra terra, tema al centro dell’incontro di oggi, in una quotidianità che vede le Istituzioni, ma in modo particolare noi sindaci, di fronte a più problemi che soluzioni, a più domande che risposte.
E le risposte che vengono individuate sono il risultato della rete istituzionale e della comunità che cerchiamo di consolidare in linea con i nostri valori che Lei, Signor Presidente, conosce molto bene. Valori che affondano le radici nel nostro territorio e valori nazionali e costituzionali. Pilastri che parlano di democrazia, di solidarietà, di costruzione e difesa del bene comune. È così che un uomo aiuta un altro uomo, è così che chi può porge la mano a chi è in difficoltà. Le Istituzioni poi, proprio sulla base di tali principi fondamentali, collaborano tra di loro, fanno rete per far funzionare gli ingranaggi di un delicato sistema. Sistema che rischia di spezzarsi definitivamente se si dovesse continuare nell’azione di ‘spopolamento istituzionale’. Noi sindaci non possiamo essere lasciati soli perché facciamo fatica a reggere e a svolgere al meglio il nostro lavoro.
Ben venga dunque questo incontro con le autorità, con gli operatori e con noi sindaci che conosciamo e amiamo il nostro territorio e su cui siamo sempre presenti, sia quando una mamma chiede scuole sicure per i propri figli, sia quando un edificio abbandonato crolla. Ci siamo quando i giovani e i non più giovani chiedono un posto di lavoro. Noi siamo lì dove lo Stato ci chiede di essere e soprattutto dove esistono fragilità. Siamo noi che vediamo abbassare le saracinesche dai negozianti avviliti dalla crisi e stretti nella morsa della burocrazia e della fiscalità. Siamo noi, che ascoltiamo la disperazione di chi ha perso il lavoro e si ritrova con una famiglia da mantenere, un mutuo da pagare e dei figli da far crescere. E siamo sempre noi sindaci che tentiamo di arginare la sfiducia di quanti un lavoro non lo hanno mai avuto e dei tanti che oggi non possono più permettersi di curarsi perché, lo ribadisco, abbiamo un sistema salute che, Signor Presidente, non funziona. Siamo sempre noi che dobbiamo confrontarci con l’isolamento stradale e ferroviario paragonabile, e mi pesa dirlo, ad una gabbia ribaltata dalla quale è complicato entrare e facile uscire. Siamo sempre noi che cerchiamo, attraverso bandi come quello per la riqualificazione delle periferie, di recuperare e valorizzare il nostro patrimonio creando occupazione.
Un confronto con i sindaci, che saluto positivamente e che apprezzo. Confronto che sulle tematiche nazionali si concretizza attraverso l’impegno dell’Anci dell’Upi, a differenza dei temi locali che si basano sull’esperienza di chi vive un territorio sospeso tra aspettative e vocazioni. Vocazioni e aspettative che vengono analizzate anche dal Centro Studi delle aree interne dell’Università del Molise. Analisi importanti che devono camminare insieme alle esigenze degli operatori e di quanti rappresentano i lavoratori. Del resto, come ho già detto, è sulla profonda consapevolezza dei punti di forza e delle debolezze di un territorio che si costruiscono le strategie di sviluppo, partendo sempre dal presente e dalla drammaticità che avvolge la maggior parte dei settori.
Prove tecniche di ripartenza che valuto positivamente perché questo è un territorio che ha bisogno di essere rilanciato con lo sforzo di tutti. E lo possiamo fare solo rimboccandoci le maniche, eliminando i localismi a favore di un’Europa forte ed unita e allontanando ogni forma di assistenzialismo nella quale potremmo essere ricacciati se, ad esempio, il dibattuto regionalismo differenziato dovesse trovare proseliti nel Governo o nel Parlamento.
Voglia, signor Presidente, accogliere il nostro sentito ringraziamento per averci voluto convocare qui e raccogliere l’ambizione di predisporre insieme condizioni nuove per reali e concrete prospettive di sviluppo” .
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