UNIMOL – Inaugurazione Anno Accademico, il rappresentante degli studenti: “I Giovani vanno via, cosa state facendo per fermare l’esodo?”

UNIMOL - Inaugurazione Anno Accademico, il rappresentante degli studenti I Giovani vanno via, cosa state facendo per fermare l'esodo
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CAMPOBASSO – Trentasei anni di vita accademica, uno degli Atenei più giovani d’Italia in cui ha fatto passi da gigante su un percorso formativo di tutto rispetto. L’Università del Molise, ha inaugurato, stamane, un’altra stagione ormai in piena attività didattica.

Ospiti, sempre quelli, ovvero i massimi rappresentanti di Università del centrosud, istituzioni locali al gran completo, Forze dell’ordine, rappresentanti dello Stato in regione, docenti e studenti.  A fare gli onori di casa il Rettore dell’Università degli studi del Molise prof. Gianmaria Palmieri e i docenti di Unimol e tutto il personale di quest’ultima. Ospite d’onore Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, professore emerito della Scuola normale superiore di Pisa che ha letto la Lectio inauguralis dal titolo “Il Popolo e i suoi rappresentanti”. Il copione degli interventi è conforme a quello degli anni passati.

Saluti del sindaco della città Antonio Battista, seguito dal Governatore della Regione Donato Toma e quindi le relazioni del rappresentante degli studenti Pietro Quarto, del personale tecnico amministrativo Gianluca Paventi, a seguire la prolusione  “Lo sviluppo del Mezzogiorno dall’intervento straordinario alla strategia euro mediterranea” del prof. Francecso Fimmanò e come dicevamo gli interventi del prof. Sabino Cassese e in conclusione del Rettore prof. Gianmaria Palmieri.

Questa volta siamo andati volutamente un po’ controcorrente dopo avere seguito le 36  cerimonie di inaugurazione, sempre interessanti ma dove gli appelli e le sollecitazioni in qualche maniera si sono rilevati sul piano concreto puntualmente lontani dalle problematiche che appartengono a quanti studiano in città frequentando Unimol, molisani e non, mai o poco  coniugate alle opportunità e alle prospettive che il territorio offre o soprattutto non offre a tanti bravi giovani laureati che negli anni sono scappati via dalla propria regione non avendo trovato qui quanto si aspettavano o si illudevano di realizzare. Tra l’altro abbiamo evitato anche tante altre argomentazioni e interpretazioni di specie su vari temi svolti dai partecipanti che in un momento delicatissimo sotto il punto di vista e profilo  sociale e finanziario appassionano fino a un certo punto. E così per non farla troppo lunga e quindi baipassando altre considerazioni, pubblichiamo la spontaneità di questo giovane, Pietro Quarto, in qualità di rappresentante degli studenti, a cui è stato dato il mandato di leggere la relazione a tema come ogni anno viene fatto. E ci stupisce perché pur non essendo un molisano e quindi uno studente fuori sede ha già “capito” tutto. Pubblichiamo la parte finale del suo pensiero

“Ebbene io non sono originario di questa regione. Sono arrivato quasi per caso dopo aver superato un Concorso nazionale e da alcuni anni ormai questa città, questa regione sono la mia seconda casa. Purtroppo però con un po’ di tristezza come tanti miei colleghi faccio fatica ad immaginare un futuro professionale in questo territorio. Ci troviamo di fronte ad una drammatica perdita di capitale umano Una moderna migrazione che spinge giovani a spostarsi prima verso le grandi Università del Centro e del Nord Italia e poi addirittura oltre i nostri confini nazionale. Al sindaco di Campobasso al Presidente della Regione Molise e a tutti i rappresentanti delle nostre Istituzioni vorrei chiedere “Cosa state facendo per fermare questa emigrazione?

L’Università dunque soprattutto in un contesto regionale così piccolo è il primo antidoto all’attuale spopolamento. Abbiamo solo due alternative  la prima continuare a subire questo processo perdendo molti dei nostri giovani e con essi tutte le loro brillanti idee. La seconda è puntare su Ricerca e Sviluppo sulla creazione di un mercato del lavoro che permetta alle migliaia di neolaureati di esprimersi in tutto il loro potenziale. Non si può continuare a considerare l’Università come una delle Istituzioni presenti sul territorio bisogna invece ripensare a questa come al fulcro attorno al quale ricostruire il tessuto socioeconomico della nostra città.

Da molti mesi ormai sentiamo parlare di “Cambiamento”. Il mio augurio per questo nuovo anno accademico è che questo cambiamento finalmente si realizzi per il bene del nostro Sistema universitario del nostro Paese e dei giovani studenti che da tanto troppo tempo lo stanno aspettando”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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