SFIDUCIA MAZZUTO – Più contestazione politica che mozione, bocciata dall’aula

SFIDUCIA MAZZUTO - Contestazione politica e sull'operato più che mozione, bocciata dall'aula
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CAMPOBASSO – Tutto come avevamo previsto ieri.

Mozione, se così vogliamo chiamarla, ma non è stata affatto una mozione ma solo una contestazione a Mazzuto sul suo operato bocciata addirittura prima di discuterla. Non è passata, infatti, neppure all’iscrizione per la sua discussione in aula. Dieci contrari della maggioranza, mancava Scarabeo, e 10 a favore. Quest’ultimi riferiti ai sei consiglieri dei Cinque stelle, ai due del Pd e ovviamente a quelle che l’hanno sollevata all’interno del centrodestra: Filomena Calenda e Aida Romagnuolo, Quindi? Non è accaduto un bel nulla.

Aida Romagnuolo e Filomena Calenda che poi hanno abbandonato il palazzo del Consiglio si sono allenate nuovamente in aula a illustrare le loro amarezze le loro contrarietà all’operato del loro assessore Mazzuto preso di mira sul piano personale per non averle mai coinvolte nella gestione del suo mandato assessorile pur facendo parte dello stesso partito sebbene loro siano passate attraverso il giudizio del voto ottenendo in due circa 3 mila voti, sulle questioni delle politiche del lavoro mancate soprattutto legate all’Ittierre Gam e Zuccherificio altro quanto avevano già riferito in conferenza stampa sabato scorso. Ovviamente la loro richiesta è stata quella di valutare le condizioni politiche per la permanenza nell’incarico di assessore regionale puntualmente respinta da Toma che da buon politico e dichiarando di poter mettere pace a livello personale nella diatriba a tre, ha confermato il suo riferimento con Salvini la sua fiducia a Mazzuto e alle due consigliere. Il presidente della Giunta ha ribadito di non voler entrare nelle contestazioni interne alla Lega locale e di rimettersi alla direzione nazionale del Carroccio che continua a fare affidamento su Mazzuto.

Da parte loro sia la Romagnuolo che la Calenda hanno ripetuto di rispettare l’operato del presidente Toma e che tutto quello che è stato messo in piedi attraverso la mozione firmata da 10 consiglieri, nessuno della maggioranza oltre le due contestatarie, è diretta solo ed esclusivamente a Mazzuto sebbene alcuni passaggi della Romagnuolo nella dichiarazione di voto prima che avrebbe dovuto abilitarla alla discussione, ha fatto chiari riferimenti anche ai ritardi dell’azione politica nella realizzazione di alcuni progetti della Giunta Toma. Momento di esposizione del proprio pensiero sono state avanzate soltanto nelle dichiarazioni di voto. Greco del M5s Fanelli e Facciolla del Pd hanno sottolineato l’inadeguatezza delle risposte dell’assessore e della Giunta sulle tematiche del lavoro stigmatizzando la precarietà di esercizio di governo  della maggioranza ora chiaramente spaccata.

Non vogliamo andare oltre per non generare  ulteriore confusione ai cittadini molisani. Avevamo ampiamente previsto quanto, così come consapevoli di ciò lo erano e lo sono le due consigliere Calenda e Romagnuolo che con le dichiarazioni post Consiglio sebbene contrariate riconfermano di rimanere al loro posto fedeli a Salvini  alla Lega e a Toma. Insomma abbiamo assistito a un J’accuse o contestazione personale a Mazzuto, a una scaramuccia politica interna al gruppo a tre della Lega a palazzo D’Aimmo a cui si sono accodati inevitabilmente il M5S e al Piddi che finisce qua e dove tra qualche ora un possibile chiarimento a tre certamente rimetterà tutti in pista. Nei giorni si è parlato di mozione ma quale mozione! La mozione di sfiducia sarebbe stata quella raccolta con le firme almeno cinque, presentata in Consiglio tre giorni prima della sua votazione all’ordine del giorno contro il governo regionale e non singola come quella di oggi contro Mazzuto che non è prevista dal Regolamento.

Una roba del genere, comunque, non l’abbiamo mai registrata in decenni di cronista del Consiglio regionale. Figuriamoci se succedeva adesso! Ma chi l’avrebbe firmata e votata? Nessuno perché un atto di tanta responsabilità significherebbe la fine della legislatura e avrebbe indicato ai 21 componenti dell’assise consiliare la via di casa e nuove elezioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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