POLITICA – Il consigliere regionale Gianluca Cefaratti (Orgoglio Molise): l’equo compenso e la necessità di una normativa statale a tutela delle libere professioni.
Si è svolto a Roma martedì 5 marzo un interessante incontro sul tema dell’equo compenso presso la sede della Conferenza delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome organizzato dalla stessa Conferenza e dalla Fondazione Inarcassa, importante ente che conta circa 170.000 iscritti su tutto il territorio nazionale; Inarcassa si occupa della gestione dei contributi previdenziali delle categorie di Ingegneri ed Architetti che vivono esclusivamente della libera professione.
I lavori sono stati coordinati dal dott. Paolo Pietrangelo, Segretario Generale dell’Assemblea, mentre per Inarcassa hanno partecipato il Presidente, l’ing. Emidio Comodo, il Consigliere arch. Antonio Guglielmini e l’avv. Michele Mammone. La delegazione parlamentare era composta dal Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI) e dai deputati Chiara Gribaudo (PD) e Luca Pastorino (LeU), mentre per le Assemblee regionali, oltre al sottoscritto per il Molise, erano presenti il Vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata Vito Santarsiero (PD), il Consigliere segretario della Lombardia Giovanni Malanchini (Lega), il Capo di Gabinetto del Presidente del Consiglio della Toscana Paolo Becattini ed il Segretario generale del Consiglio regionale Umbria Fabio Piergiovanni; inoltre hanno partecipato due Consiglieri regionali: per la Calabria Arturo Bova (PD) e per il Veneto Maurizio Colman (Liga Veneta-Lega Nord).
Il tema oggetto dell’incontro è quello, controverso e dibattuto, relativo alla armonizzazione della legislazione nazionale e regionale sull’equo compenso. Le Regioni infatti si sono mostrate particolarmente sensibili e mentre 5 di loro (Campania, Basilicata, Calabria, Piemonte e Sicilia) hanno già legiferato a tale proposito, altre (Lazio, Puglia, Toscana e Veneto) sono intervenute con Delibere di Giunta o proposte di legge; per quanto riguarda la nostra Regione, il Consiglio regionale ha approvato in data 12 febbraio 2019 la mozione “Attuazione del principio di equo compenso” presentata dal gruppo “Orgoglio Molise”, in attesa di pubblicazione.
Il problema riguarda “l’efficacia” di tali atti normativi il cui ambito resta limitato alla Regione stessa, alle società partecipate e agli enti sub-regionali; tali atti, cioè, non hanno una vera e propria funzione di indirizzo.
Un’ulteriore conferma circa la scarsa chiarezza della situazione è data da due sentenze di fatto contrastanti e opposte pronunciate dal TAR Calabria (sez. I, n. 2435/2016) e successivamente dal Consiglio di Stato (sez. V, n. 4614/2017): la vicenda riguarda una deliberazione della Giunta comunale di Catanzaro (n. 33 del 17 febbraio 2016) avente ad oggetto il “Piano Strutturale Comunale” e la relativa formulazione della proposta di un bando per conferimento di incarico professionale “a titolo gratuito”. Il TAR Calabria, nell’accogliere un ricorso avverso alla deliberazione e a tutti gli atti che sono seguiti, ha deciso di annullare i provvedimenti impugnati. In seconda istanza, però, il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso proposto dal Comune di Catanzaro avverso alla pronuncia del TAR, ha stabilito di ribaltare la sentenza ammettendo di fatto la correttezza dell’attribuzione dell’incarico “a titolo gratuito”.
Sulla pronuncia del Consiglio di Stato si è dibattuto a lungo, ma non si può tacere che la sentenza si pone in contrasto netto con almeno due principi sanciti dal nostro ordinamento giuridico: l’art. 36 della Costituzione che afferma il diritto per il lavoratore “ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” e l’art. 2233, secondo comma del C.C. che sancisce il concetto di adeguatezza “all’opera e al decoro professionale”, introducendo un “criterio non mercantile di determinazione del compenso”. E’ chiaro quindi, che un compenso particolarmente basso andrebbe ad incidere sensibilmente sulla qualità dell’opera prestata.
Il quadro generale è ulteriormente peggiorato anche a seguito della crisi economica dell’ultimo decennio e al provvedimento di abrogazione dei minimi tariffari previsto dall’art. 9 del “decreto liberalizzazioni” del 2012 che ha rafforzato quanto stabilito dal “decreto Bersani” del 2006. Uno studio di Inarcassa del 2018 dimostra inoltre una notevole contrazione dei redditi nel decennio 2007/2016 per quanto riguarda Ingegneri e Architetti liberi professionisti.
Nonostante l’impegno annunciato dall’on. Rampelli di voler ripresentare alle Camere una legge quadro sulle libere professioni, l’on. Gribaudo ha affermato che, allo stato, non esiste alla Camera alcuna calendarizzazione di proposte. All’incontro, inoltre, non hanno partecipato esponenti in rappresentanza del governo Lega-M5S a testimonianza di una scarsa sensibilità dell’esecutivo sull’argomento.
Le proposte più interessanti e soprattutto più concrete sono state avanzate proprio da Inarcassa che ha indicato due direttrici principali da seguire:
la prima è quella di estendere la portata dell’equo compenso ai rapporti tra privati visto che manca ancora nel nostro ordinamento un’analoga disposizione con riferimento alle prestazioni professionali svolte nei confronti di committenti privati;
la seconda è quella di fissare una soglia al di sotto della quale il compenso non può ritenersi equo. In sostanza, si tratta di istituire una sorta di prezzario nazionale sulla falsariga di quelli predisposti dalle Regioni per le opere e i lavori pubblici; un listino prezzi che indichi anche il procedimento attraverso il quale è possibile ottenere il costo di un’opera mediante la definizione dei suoi componenti e delle incidenze necessarie per la realizzazione.
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