AMBIENTE – A Bojano pesanti ricadute economico-sociali per la captazione d’acqua

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BOJANO – Il problema delle acque di Bojano. Come si distrugge il patrimonio agricolo di un territorio. 

Riceviamo e pubblichiamo questa nota stampa inviata da Giancarlo Marra che intende illustrare le pesanti ricadute economico-ambientali che si sono avute sul territorio bojanese a seguito del prelievo delle sue acque.

La captazione (il prelievo) delle acque avviene in modo diretto dalle sorgenti (Maiella soprattutto e S. Maria dei Rivoli) e poi per estrazione dal sottosuolo mediante elettropompe (14/16) site in territorio bojanese ed in parte in quello di San Polo Matese; le elettropompe estraggono dal sottosuolo 900 litri di acqua al secondo.

Voglio qui illustrare il danno prodotto alle nostre colture agricole a seguito della captazione di acqua dal sottosuolo.

Nel 1993, l’APE (Associazione provinciale Allevatori) commissionava uno studio acquisito agli atti del Comune avente per oggetto: STIMA DEI DANNI PROVOCATI DALL’ABBASSAMENTO DELLA FALDA FREATICA NELL’AREA PEDEMONTANA DEL COMUNE DI BOJANO.

La falda è il bacino di acque sotterranee che esiste nel sottosuolo della nostra Città.

Lo studio scientifico fu condotto dagli agronomi: dott.ssa Michelina Litterio ed il nostro stimato concittadino dott. Massimo Iannetta.

Per correttezza riporterò integralmente (tra virgolette) brani del loro lavoro che non necessitano di commenti.

Causa del danno

  1. Gli interventi di captazione, sulla base delle indagini geologiche effettuate, hanno prodotto un abbassamento di almeno m. 3,50 della falda freatica della piana, in una fascia che si estende in lunghezza per tutto il fronte sorgentizio Maiella – S. Maria dei Rivoli – Pietrecadute e in larghezza verso la piana per almeno m. 1000 (1Km)
  2. “L’area interessata da tale fenomeno di disidratazione del suolo misura quindi circa Ha 150. Attualmente l’unica fonte di alimentazione idrica restano le precipitazioni atmosferiche, con apporti idrici, che solo localmente consentono modesti accumuli, come risulta da misurazioni effettuate in alcuni pozzi nell’ottobre 1987 e recentemente in novembre 1992.

Quindi:

a – il livello del bacino sotterraneo si è abbassato di 3 metri e mezzo;

b – il bacino va da Maiella a Pietre Cadute e si estende fino al torrente Rio;

c – le piogge (e la neve) non riescono a rifornire il bacino di un quantitativo di acqua pari a quello che viene prelevato.

 

Conseguenze

  1. Come riportato nella relazione geologica e nella caratterizzazione pedologica (composizione, genesi e modificazione dei suoli) dell’area in esame, le risorse idriche sotterranee hanno subito una notevole riduzione.
  2. “La naturale correlazione esistente fra disponibilità idrica e produttività agricola hanno ridotto la originaria “vocazione” del suolo nei confronti dell’attività agricola”.
  3. “Il grado di riduzione di questa “vocazione”, determinata dalle caratteristiche attuali del suolo, appare legato all’entità delle captazioni di acqua dalle sorgenti del Biferno”.
  4. “L’abbassamento della falda al di sotto dei m. 3,5 non consente, anche alle colture dotate di apparato radicale profondo, alcuna possibilità di utilizzo della risorsa idrica del terreno e, in mancanza di un regime irriguo, le produzioni sono fortemente vincolate alle precipitazioni atmosferiche che interessano la zona nell’arco dell’anno”.

Riassumendo:

a – il bacino di acqua sotterranea si è ridotto di molto;

b – le nostre campagne che erano famose soprattutto per la produzione di ortaggi (ricorderete i peperoni di Bojano e le campagne di raccolta dell’aglio e della barbabietola che vedevano Bojano come centro di raccolta) hanno visto una riduzione drastica di tal tipo di produzioni;

c – tutto si lega alla entità del prelievo di acqua dalle sorgenti del Biferno (e dal sottosuolo);

d – anche le colture agricole con radici profonde  non riescono a nutrirsi di acqua dal terreno  (per il notevole abbassamento del livello della stessa) e quindi dipendono dalle precipitazioni atmosferiche stagionali (non è garantita quindi ne la continuità produttiva ne la quantità produttiva).

Danni

…sempre per una valutazione estremamente oggettiva, non si considera il danno provocato dall’aver compromesso la vocazione originaria dell’area e le sue possibilità di sviluppo agroalimentare, bensì il danno derivante dalla semplice riduzione delle produzioni, alla luce degli attuali ordinamenti colturali e dei relativi fabbisogni idrici”.

Cioè:

a – stimiamo il danno legato alla semplice riduzione della produzione delle varie colture.

TABELLA DI STIMA DEL DANNO.

Coltura agrariaProduzioni annue

Con livello naturale delle acque del bacino di falda

(quintali per ettaro)

Produzioni reali annue

Con livello di falda sceso di 3,5 metri

 

(quintali per ettaro)

Danno annuale valutato in euro del calo produttivo

 

Foraggere permanenti50201.054
Erba medica1307026.030
Cereali autunno – vernini

(grano, orzo, avena)

50309.930
Mais1005519.243
Cavolfiore30015012.395
Pomodoro50025064.557
Patata40020010.846
Melanzana30015030.213
Cipolla4002008.263
Peperone1507514.525
Aglio50025038.734
  TOTALE

235.790

 

L’entità del danno, ottenuto per differenza tra il valore delle produzioni potenziali dell’area e il valore delle produzioni reali ottenibili con una falda a 3,5 metri (di profondità) ammonta ad €. 235.790 annui”.

Precisazione:

a – il danno stimato, nel 1992, di €. 235.790 all’anno varrebbe oggi €. 395.608 annui.

Conclusioni – Richieste.

1 – La captazione delle acque ha prodotto un serio cambiamento della natura del nostro territorio nella sua vocazione agricola.

2 – E’ stato prodotto un danno enorme  alla economia locale (nel caso specifico in agricoltura).

3 – La nostra Città doveva e deve essere “risarcita” con investimenti forti in recupero ambientale e con la creazione di opportunità lavorative che possano, almeno in parte, rimediare alla crisi occupazionale derivata dalla mancata produttività in agricoltura e dai mancati introiti delle tante piccole imprese familiari che dall’agricoltura ricavavano le fonti di guadagno.

4 –  Chiediamo che l’unica attività agricola/industriale bojanese (GAM) sia rilanciata con intervento immediato della istituzione regionale che chiarisca (e/o chiuda) l’attuale rapporto con Ag. Vic.

Ed ancora ritengo giusto chiedere che:

a – gli organismi regionali facciano fluire nelle case dei bojanesi acqua per 24 ore al giorno, senza interruzioni (tanto non avviene dappertutto) dotando la Città di rete idrica adeguata (e strutture collegate efficienti: serbatoi etc. etc.);

b –  i costi dell’acqua (da ricontrattare sulla scorta di sentenze definitive della massima corte giurisdizionale: le Sezioni riunite della Cassazione) siano ridottissimi se non gratis;

c – sia assicurata la presenza di amministratori locali bojanesi negli organismi di gestione e contrattazione, a tutti i livelli, della risorsa acqua;

d – sia erogata annualmente e puntualmente una somma al Comune di Bojano (€. 500.000?) da destinare ad opere di manutenzione del territorio e recupero ambientale come previsto da antichi accordi tra la Regione Molise e la Campania (da ricontrattare estendendoli alle Puglie), mai completamente onorati e da normative europee da recepire integralmente ed applicare;

e – la perimetrazione dell’istituito Parco del Matese includa al suo interno almeno tutta la fascia sorgentizia bojanese: una risorsa naturale di assoluta importanza, unica per estensione nel Meridione.

Come già affermato in precedenti scritti sullo stesso tema riterrei doverosa una risposta alle richieste avanzate da parte di rappresentanti della istituzione regionale per la gestione di una seria e concreta politica del territorio.

I precedenti sono punti (alcuni!) di  un programma serio e sostanziale per chi volesse servire questa Città in Amministrazione.

… intanto, nel tempo impiegato per la lettura di questa nota stimato in 5 minuti, sono stati sottratti dal suolo sotto i nostri piedi 270.000 litri di acqua, 270 metri cubi!

Continueremo a trattare questo tema/problema delle acque di Bojano per altri versanti.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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