CAMPOBASSO – Emergenza cinghiali causa del disastro di un’agricoltura che in piccola parte chiude i battenti anche per questo fenomeno diventato negli ultimi anni insostenibile a danno degli operatori agricoli che non sanno come muoversi per normative fatte rifatte contestate eccetera, un fenomeno ora più che mai aumentato nelle sue proporzioni per via del distanziamento sociale e quini per la presenza fisica diminuita nei campi.
Un problema che comunque secondo il consigliere del M5S Vittorio Nola non passa solo attraverso l’utilizzo dei fucili ma…
“Non si risolve il problema dei cinghiali con la sola caccia selettiva, ma con strategie che abbracciano diversi settori e, di conseguenza, diversi assessorati: dal turismo, alle politiche agricole, passando per la creazione di quella che da tempo chiamo ‘la filiera delle carni selvatiche’. Le questioni da affrontare e risolvere quanto prima, sono sostanzialmente tre: risarcimenti, contenimento della specie, valorizzazione e commercializzazione delle pregiate carni. Innanzitutto, le aziende agricole in ginocchio dovranno essere risarcite per i danni causati dagli ungulati: sono tante le pratiche risarcitorie già concluse e asseverate dagli uffici regionali, ma devono essere finalmente liquidate, senza attendere i costosi decreti ingiuntivi.
In seconda istanza, bisogna agire di pari passo col governo nazionale ben sapendo che in Commissione agricoltura alla Camera è in atto una revisione della normativa nazionale sulla caccia, la Legge n.157 del 1992. Nel frattempo però, la stessa Regione Molise dovrebbe mettere in campo un progetto specifico per limitare la proliferazione degli ungulati, in attesa del perfezionamento della norma nazionale. In sintesi, si potrebbe concordare un piano d’azione con tutti gli altri organismi deputati: dalle Guardie forestali alle Province, dalle Asl a veterinari e macellai. La caccia è solo uno strumento al servizio del più ampio obiettivo di contenimento della specie. Ma va comunque normata a dovere e bisogna farlo entro il mese di luglio, con un adeguato calendario venatorio.
Ultimo provvedimento, ma non meno importante, è la costituzione di una vera e propria filiera. Sono in tanti gli operatori del settore a chiederlo e in questi anni – aggiunge Nola – li ho ascoltati e ho fatto mie le loro istanze. Basterebbe avere l’umiltà di prendere spunto dalle best-practices diffuse sul territorio nazionale: mi viene in mente l’esempio del Cilento, dove la Regione Campania ha contribuito a creare una specifica filiera delle carni selvatiche, imitando la Regione Umbria, il più grande esportatore italiano. Per fare ciò, bisogna però capire cosa vuol dire creare una filiera. La materia prima c’è, anche in abbondanza, i controlli sanitari devono essere garantiti e, quindi, non possiamo affidare la distribuzione ai singoli commercianti. Gli stessi macellai professionali, infatti, auspicano che la Regione metta loro a disposizione, in comodato, un apposito macello per il trattamento specialistico delle carni, non solo in alcuni periodi dell’anno.
Questo darebbe continuità e regolarità al commercio delle pregiate carni degli ungulati, innescando un processo virtuoso. Solo implementando un progetto complessivo di filiera si potrà seriamente, una volta per tutte, trasformare un problema in una risorsa per l’economia molisana. Non si può più rimandare la questione e, come più volte rimarcato in Consiglio regionale, – conclude il consigliere del MoVimento 5 Stelle – sono disposto a fornire al governo regionale le soluzioni concrete che ho messo nero su bianco grazie al confronto costante sul territorio”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA