
OFF DAY – La lingua italiana, il “vulgaris” principe e per eccellenza individuato da “Zio Dante”, l’Alighieri capostipite e creatore/fondatore di una delle lingue più belle ed apprezzate (sino a qualche decennio addietro) dell’intero pianeta a partire dai primi del 1.300 col suo “De vulgaris eloquentia”, l’italiano appunto, è in picchiata.
Le conferme purtroppo sono quotidiane e sotto gli occhi di tutti. Manifesti e scritte pubblicitarie che propendono per l’inglese accantonando l’italiano, addirittura avvisi che “parlano” straniero, insegne di esercizi commerciali a loro volta non più in italiano bensì in idioma d’oltre Alpi e addirittura anche “Mamma Rai”, televisione pubblica italiana profumatamente sostenuta dal canone degli italiani, ormai lascia chiaramente intendere di prediligere il linguaggio dell’intramontabile Regina Elisabetta. Alcuni esempi per ribadire la tendenza linguistica che farà moda, trend e quant’altro, ma che non tutti “prendono”, cioè non sempre si capisce e che in tanti non gradiscono.
L’ultimo recentissimo esempio arriva dalla chiusura per protesta delle attività commerciali nella giornata di ieri. “Off Day” si leggeva sui manifestini affissi sulle saracinesche abbassate, per cui tante persone, soprattutto anziani ambosessi o altri che non avevano dimestichezza con la scritta, non tardavano a chiedersi … “Cioè? Che significa? Il titolare del negozio è positivo al covid? L’attività è stata derubata? E’ accaduto qualcosa di grave?”, restando interdetti e disorientati al cospetto di siffatto incomprensibile avviso. Alla spiegazione di un passante, la secca replica di chi non era stato in grado di tradurre: “Ma come? Abbiamo una lingua tanto bella ed apprezzata da tutti, e dobbiamo scrivere e parlare straniero? Anche così, poco alla volta ma incessantemente, si rinuncia alle nostre origini e di conseguenza all’appartenenza ed all’identità nazionale. E poi, ci chiediamo, gli stranieri nella loro terra parlano, scrivono e si servono della lingua italiana per dire e comunicare?”. Dall’avviso affisso sulle saracinesche dei negozi alle trasmissioni Rai, il passo è breve.
Chiudiamo siffatta amara constatazione, fermo restando chiaramente la necessità di apprendere a scuola lingue straniere per affrontare al meglio la competizione socio/economico dei tempi moderni senza però rinunciare e mettere da parte la lingua tanto cara all’Alighieri, cioè il nostro italiano, chiudiamo con le insegne degli esercizi commerciali. Tante in italiano, per fortuna, ma tant’altre in inglese! Tendenza, voglia di stupire per catturare clienti e fare affari? Indubbiamente è così e farà anche moda, ma piace qui sottolineare -giusto per ribadire- che dinanzi ad una pizzeria con l’insegna “Pizza napoletana” si capirà a volo e senza indugi cosa lì si degusterà. Tanto che dall’esterno si prenderanno subito a percepire odori, sapori e profumi genuini di pomodoro, mozzarella e basilico italiani, ossia del meglio della nostra terra. Pensate che con altra lingua sarebbe avvenuto altrettanto?
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