CAMPOBASSO – “Un altro Molise è possibile, ecco come”. Lo spiega Claudio Pian presidente dell’Associazione “Il Molise che vogliamo“.
“Più volte ho scritto riflessioni sullo stato del Molise, firmando con il mio nome e cognome, e in altre
occasioni con pseudonimi, che in molti casi erano facilmente riconducibili alla mia persona. Oggi firmo
queste mie riflessioni con la responsabilità di chi è a capo di un movimento politico, “Il Molise che
Vogliamo”, che vuole dare un impulso, forse l’ultimo, alla rinascita socioeconomica del nostro Molise,
rinunciando ad una mia candidatura personale alle regionali, convinto nel poter dare, con determinazione, un senso alle mie esperienze lavorative e formative maturate in oltre 40 anni di vita professionale. Chi mi conosce, mi lasci passare il gioco di parole, conosce la mia abnegazione, silenziosa, al lavoro, e al raggiungimento degli obiettivi. Ma perché il nostro Molise può essere terra di sviluppo e di benessere, nonostante tutte le avversità e contrarietà? La mia convinzione, seppur figlia di un’impresa titanica, è realistica. Abbiamo i numeri per tentare questa straordinaria avventura ed ancor di più il dovere morale di farlo per chi giovani, meno giovani e anziani è voluto o vuole rimanere in questo fazzoletto di terra che amo, forse anche a dismisura. Troppe volte la politica è paragonata ai teatrini, ma non al teatro. Per portare in scena una “pièce teatrale” ci vogliono gli attori, i migliori.
Il teatro è arte nobile, la più nobile che c’è e ha tradizioni millenarie, pensiamo all’antica Grecia e all’antica Roma, testimoniate anche nella nostra regione con siti costruiti nei millenni trascorsi. Al contrario del cinema, dove una scena, se non riuscita, la puoi ripetere all’infinito, il teatro non ti permette di bluffare, o sei un vero attore o non puoi stare sul palcoscenico. Torno ai motivi, che poi sono di fatto i capisaldi, su cui elaborare il programma di governo del movimento “Il Molise che Vogliamo”. Perché possiamo farcela? Perché abbiamo intelligenze, risorse umane, capacità di visione strategica che possono far invertire la realtà di questa regione che oggi, più che mai può essere quel crocevia tra Nord e Sud e Est e Ovest dell’Italia e non solo. Come? Attraverso una rinascita che tenga conto del nostro territorio per le politiche ambientali, con per una nuova politica agricola che sfrutti le nostre eccellenze e sinergie del settore agroalimentare, nei settori della pasta, del caseario e ancora vinicolo, colture biologiche e tradizionali, vedi olio e tartufo, solo per citare alcuni esempi.
Un’agricoltura moderna che fa forza sulla nostra terra incontaminata, unita ad una politica di marketing e di internazionalizzazione, senza dimenticare la formazione che deve essere quel carburante per svecchiare il settore. Abbiamo le carte in regola per mettere in atto sin da subito una nuova politica industriale figlia dell’innovazione tecnologica in grado di anticipare i tempi e far diventare il Molise, terra di investimento anche per importanti realtà internazionali, creando hub nei settori strategici. Penso alla cyber security, all’energia, al nuovo modo di concepire il mondo delle costruzioni tenendo da conto i fattori bioenergetici e strutturali contro le calamità naturali ed ambientali, leggasi anche transizione ecologica. Un modo diverso di concepire lo sviluppo industriale rispetto al secolo scorso. Pensiamo al mondo del Automotive e alle sinergie tra Termoli e l’area di Isernia – Venafro. Pensiamo ad una seria politica della logistica che collega il porto di Termoli al nostro interno, certo, con una revisione veloce dei nostri assi stradali. Penso ad una politica dei trasporti che colleghi sì il Molise interno con i nostri maggiori centri ma, anche il Molise con aeroporti e stazioni ferroviarie sedi di alta velocità.
Un modo intelligente per collegare la nostra regione alle grandi rotte di navigazione per favorire e intercettare il turismo internazionale tornato ai livelli pre-Covid. Certo ci vuole determinazione nel non indietreggiare una volta presa una decisione. Possiamo fare anche molto di più. Abbiamo le nostre aziende che a seguito del Covid si sono internazionalizzate, anche le piccolissime, aiutandole possono incrementare i loro fatturati e quindi i livelli occupazionali. Dobbiamo, subito, mettere in sinergia le intelligenze molisane rimaste nella nostra terra con i giovani Molisani che si stanno facendo apprezzare nel campo delle professioni in tutto il mondo, creando know-how, attraverso la nostra Università del Molise. Basta reduci e combattenti dei Molisani all’estero, così come fatto sino ad oggi e lo dico da nato in Belgio. Oggi dobbiamo creare lavoro, massa critica, poi faremo anche qualche festa ma, oggi non possiamo fare passerelle regalando in modo ridicolo medaglie ed attestati. Possiamo mettere in cantiere subito una nuova politica del welfare, che guardi anche allo straordinario apporto che il terzo settore può dare ad una popolazione di anziani. Subito possiamo dare a noi Molisani e alle popolazioni limitrofe una sanità, che sia di qualità e che rappresenta anche economia del territorio. Basta a quella rancorosa lotta pubblico/privato, che crea allarmismi sia tra coloro che hanno bisogno di cure, salvavita e non, e sia nelle famiglie di coloro, che a vario titolo lavorano nel comparto sanitario e che chiedono garanzie occupazionali. Il malato vuole essere curato subito e nel modo migliore, senza badare se bussa al campanello dell’uno o dell’altro. Come possiamo dare certezze ai nostri cittadini nell’assistenza sanitaria,
anche in considerazione delle obiettive difficoltà orografiche del nostro territorio? Sostenendo immediatamente la telemedicina, rigenerando un 118 veloce nei tempi e che garantisca la cura delle
urgenze, riducendo così anche gli ingorghi nei pronto soccorsi, il più delle volte intasati per banalità. A
queste prime azioni va unita una strategia a medio termine, per riconvertire i nostri ospedali sia dal punto di vista strutturale che nell’innovazione tecnologica.
Creiamo le condizioni per cui chi vince i concorsi nelMolise possa puntare ad un progetto ambizioso che sia di esempio per la sanità italiana e vediamo se le procedure andranno perennemente deserti o peggio ancora ripudiati dai vincitori. Abbiamo urgenze nel campo del rischio idrogeologico e della Protezione Civile, che tra l’altro sono poste che godono di finanziamenti fuori bilancio, per cui non vanno ad impattare con il cd patto di stabilità. C’è da rifondare una classe amministrativa regionale che ahimè sia per le varie opportunità di prepensionamento che per decisioni politiche/amministrative a volte discutibili, hanno finito per ridurre all’osso gli organici, producendo una demotivazione generalizzata nei dipendenti che invece devono essere il valore aggiunto per velocizzare gli atti amministrativi. Sorvolo sulle decisioni prese all’ultimo giorno, pratica usata e abusata. Bisogna ridare trasparenza alle assunzioni e non promuovere concorsi con il sospetto che siano ad orologeria elettorale. Basta con i contratti che offendono giovani che per alcuni mesi vengono illusi da un lavoro per poi essere rimpiazzati da altri in modo tenere imbrigliate più persone in cambio di pie illusioni, dissipando tra l’altro professionalità, che ultimamente sono andate ad arricchire la regione Campania, invece di coprire i gap della nostra regione, dopo averli formati. C’è da velocizzare i processi per la messa a bando delle risorse del POR, del PSR, del FSC, risorse che sono pari a circa 1,5 miliardi di euro.
E poi c’è il PNRR. Più volte ho ammonito sul rischio, senza essere ascoltato, di avere una macchina lenta, in un periodo in cui bisogna accelerare per sfruttare quelle risorse aggiuntive che l’Europa ci ha assegnato a causa della crisi pandemica. Risultato figuracce rimediate ovunque. In conclusione, sarà un’opera ciclopica ma, ce la possiamo fare, raggiungendo anche un obiettivo ambizioso che è l’inversione del trend demografico. Siamo una terra accogliente e sicura, aspetti non secondari, certo dobbiamo ricreare anche le condizioni per cui giovani e meno giovani trovino un habitat di vita ottimale, modello Scozia, ad esempio.
Basta al campanile e rendiamo accogliente l’ambiente scolastico ma facciamo che le scuole siano un punto di ritrovo di varie comunità visto il numero esiguo dei nostri ragazzi. Rendiamolo confortevole,
tecnologicamente avanzato, adatto a pratiche dello sport e del tempo libero, aperto con orario continuato
in modo che i nostri studenti possano essere distolti dai vizi tipici dei nostri anni e facciano comunità anche per superare le troppe sofferenze e conseguenze psicologiche dovute al Covid.
Tutto ciò è raggiungibile, – conclude Claudio Pian – non è un libro dei sogni ad una condizione che la politica venga fatta con “umiltà” e da persone che hanno dato prova di concretezza, muovendo anche qualche passo di lato se necessario. E perché no anche, qualche passo indietro. Queste mie riflessioni, spero, arrivino anche a Roma, dove molte volte si ragiona per opportunità di caselle o altro e non per amore di questa terra ed ancor più dei suoi abitanti. Appurino le nomenclature chi è meritevole e meritorio di poter coordinare le aree politiche che saranno in competizione tra qualche settimana.”
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