TERMOLI – Torna il pesce fresco a tavola lungo tutto l’Adriatico con lo stop al fermo pesca nel tratto di costa da San Benedetto e Termoli, dopo che la flotta aveva già ripreso le attività da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari.
A darne notizia è Coldiretti Impresa Pesca nell’annunciare la fine del blocco che era scattato il 19 agosto scorso. Restano, invece, ancora fermi in porto i pescherecci nella fascia di costa da Brindisi a Reggio Calabria.
“Via libera dunque – sottolinea la Coldiretti Molise – lungo la costa adriatica a fritture e grigliate a ‘miglio zero’ realizzate con il pescato locale e meno rischi di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto congelato o straniero della stessa specie del nazionale se non addirittura esotico e spacciato per nostrano”. Il consiglio è comunque quello di verificare bene le informazioni in etichetta sui banchi di pescherie e supermercati, ma per assicurare reale trasparenza occorrerebbe arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine anche al ristorante.
“Il fermo di quest’anno è stato caratterizzato da grandi difficoltà – denuncia Coldiretti Impresa Pesca – per la flotta con l’impennata del prezzo del gasolio che negli ultimi tre mesi ha fatto registrare un incremento del +25%. Ma a pesare son anche le nuove linee di indirizzo della Commissione Ue a partire dal divieto del sistema di pesca a strascico e dalla restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali – precisa Coldiretti Impresa Pesca – con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030; senza dimenticare l’invasione del granchio blu che sta danneggiando gravemente le attività di acquacoltura lungo tutta la Penisola”.
“Resta poi il problema che – spiega Coldiretti Impresa Pesca – l’assetto del fermo pesca 2023 non risponde ancora in tutti gli areali alle esigenze delle aziende né a quelle di sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato di alcune risorse che il fermo vorrebbe tutelare, in una delicata fase di vita, nei 38 anni di fermo pesca non è gran che migliorato nonostante gli sforzi e le restrizioni messe in atto dalla flotta nazionale che ha visto una contrazione perdendo circa il 33% delle unità da pesca e 18000 posti di lavoro”.
“Il fermo – conclude Coldiretti Impresa Pesca – non deve essere una mera restrizione dei tempi di pesca, misure già abusate dai regolamenti comunitari, ma deve avere come obiettivo quello di tutelare le risorse target nelle fasi biologiche più importanti quali la nascita e l’accrescimento delle specie ittiche, una fase di tutela che non può essere disgiunta dalla attenzione alla sostenibilità economica delle imprese di pesca coinvolte alla misura di fermo e dalla sostenibilità sociale per la tenuta dei territori costieri e delle tante economie collegate alla produzione ittica quali il commercio, la ristorazione, il turismo e la cantieristica”.
C.C.
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