CAMPOBASSO – Sciopero nazionale di domani 17 novembre, studenti e lavoratori scendono in piazza contro il definanziamento delle scuole e la privatizzazione e per chiedere maggiori diritti sul lavoro e l’istruzione.
A poco più di un anno dall’insediamento del ministro Valditara e alla luce degli insufficienti stanziamenti nella legge di bilancio per il contratto e agli assenti fondi per il diritto allo studio, l’idea di scuola del Governo appare sempre più povera, divisa e precaria. Riforme come l’autonomia differenziata, il dimensionamento scolastico con il taglio di quasi 900 istituti, l’alto tasso di lavoro precario, le riforme della condotta e della filiera tecnico professionale, rischiano di rendere la scuola un moltiplicatore di disuguaglianze, subordinato alle logiche del mondo delle aziende e dei privati. Per tutti questi motivi le lavoratrici e i lavoratori della Conoscenza si fermeranno il 17 novembre per lo sciopero nazionale e scenderanno in piazza con studenti e studentesse.
Tante sono, dunque, le ragioni per scioperare il 17 novembre e far sentire la voce dei lavoratori del settore, che continuano ad essere penalizzati con la riduzione di risorse e di organici e sviliti quotidianamente con operazioni ideologiche, che nulla hanno a che fare con la crescita del nostro sistema formativo e con l’esigenza di garantire alle studentesse e agli studenti una scuola pubblica di qualità. La manifestazione avrà luogo in Piazza Prefettura a Campobasso a partire dalle 9:30, nella quale studenti e lavoratori chiederanno a gran voce diverse modifiche alla struttura della legge di bilancio. Questi sono i cinque punti cardine dello sciopero di domani:
- Lo stanziamento nella legge di bilancio 2024 di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti per tutto il personale, stabile e precario, per rispondere alla perdita del potere di acquisto.
- Un piano di stabilizzazioni straordinario per sanare l’annoso e ormai strutturale problema del precariato in tutti i settori del comparto. Ricordiamo che quest’anno ci sono 1.300 pecari nelle scuole molisane (900 docenti e 400 Ata), consolidando un dato ormai strutturale in Molise, ovvero circa il 20% dei lavoratori della scuola precario.
- Investimenti in tutti i nostri settori, a partire dal significativo incremento delle risorse per gli organici, il tempo scuola e il diritto allo studio.
- Il blocco immediato di iniziative di disinvestimento come il dimensionamento scolastico. Le nuove norme prevedono un innalzamento dei parametri per l’attribuzione del numero di autonomie scolastiche, che verranno attribuite ad ogni regione in proporzione al numero degli alunni. La normativa, che si applicherà dall’a.s 2024/25, porterà al taglio di 8 Istituzioni scolastiche in tre anni in Molise: dalle 52 attuali si passerà a 49 nell’a.s. 2024/25, a 45 nel 2025/26 e a 44 nel 2026/27. Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio verrà confermato, complice il costante decremento demografico, la nostra Regione rischia ulteriori tagli.
- Il blocco immediato di ogni progetto di autonomia differenziata, tramite lo stralcio dell’istruzione e della ricerca dalle 23 materie regionalizzabili previste dal DDL Calderoli.
Sulla vicenda si è inoltre espressa la segretaria generale della FLC CGIL Molise, Gianna Fracassi, la quale ha dichiarato: “Scioperiamo per contrastare il definanziamento dei settori della conoscenza in questo Paese. Nella scuola è in atto una vera e propria spending revie che si tradurrà, col dimensionamento, in un taglio lineare che rischia di sguarnire il sistema dell’istruzione soprattutto nei territori più deboli come il Sud e le aree interne. Saremo in piazza anche contro il tentativo di privatizzare interi pezzi della conoscenza tramite l’entrata dei privati nella governance degli istituti con l’introduzione della nuova filiera tecnico-professionale. Una riforma che piega alle esigenze dell’imprese il sistema dell’istruzione negandone la vera funzione che è quella di formare cittadini critici e consapevoli. Le risorse in legge di bilancio per rinnovare i nostri contratti sono insufficienti e non si affronta il tema della stabilizzazione dei 200 mila precari della scuola. Un lavoro stabile è un diritto per il lavoratore e garantisce continuità e qualità dell’offerta didattica. Scioperiamo infine, perché riteniamo ingiusto e illegittimo il disegno di autonomia differenziata che è attualmente in discussione in Parlamento e che rischia di portare a un sistema fatto di tante scuole diverse, con i diritti a geometria variabile a seconda del territorio in cui si vive”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA