VENAFRO – In occasione della ‘Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne’, l’Istituto ‘A. Giordano’ propone un convegno sulla violenza di genere dal titolo “… Affinché il rosso sia solo un colore”.
La scuola è esattamente il luogo da cui partire. Perché per educare alla non violenza occorre lavorare sin da piccoli e insegnare il rispetto reciproco, le relazioni paritarie e l’empatia. Il femminicidio – che per via del numero sempre più elevato di donne ammazzate potrebbe benissimo fare spazio ad una parola ben più inquietante come è quella che coincide col concetto di strage – è assimilabile al fenomeno della discriminazione, perché da sempre ha prevalso la convinzione che a donne e uomini corrispondessero ruoli e comportamenti diversi. Convinzione che ha contribuito a creare stereotipi difficili da abbattere e che hanno determinato quelle azioni fisiche e verbali dirette a sminuire le donne, a privarle della libertà, a sottometterle attribuendole l’etichetta di ‘sesso debole’ e pertanto inferiore.
Non è di tanti anni fa il diritto di voto riconosciuto alle donne: era appena il 1946. E non è di tantissimi anni fa l’abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore, concetti antiquati appartenenti ad una società passata che sono stati cancellati dallo Stato italiano soltanto nel 1981.
Il ruolo della scuola è dunque fondamentale non solo per favorire la sensibilizzazione verso un tema ostico e tristemente attuale ma per offrire, come luogo di formazione, gli strumenti adatti ad affrontare il fenomeno. Conta il lavoro quotidiano dei docenti che attraverso le ore destinate alle loro materie possono fare la differenza fornendo ogni volta spunti di riflessione, momenti di discussione e soprattutto insegnando la cosiddetta intelligenza emotiva, ossia la consapevolezza di gestire le proprie emozioni e di comprendere e gestire anche quelle altrui. In definitiva occorre distribuire dispense di empatia.
Il 24 novembre, presso l’elegante Palazzina Liberty, dalle ore 10:00 alle ore 12:00, l’Istituto ‘A. Giordano’ proporrà un interessante convegno che abbraccerà diversi momenti come il ‘Cut Piece’, una rappresentazione artistica a cura del Laboratorio di Arte diretto dalla professoressa Enza Diaco; due interventi ispirati rispettivamente al monologo di Rosalia Porcaro dal titolo “Se mi uccidi a chi picchi?” e al monologo di Rula Jebreal “Noi donne non siamo innocenti”. Interverranno inoltre la dottoressa Costanza Cappelli (Magistrato del Tribunale di Isernia) con ‘Codice Rosso’, il dottor Pasqualino De Mattia (presidente ODV ‘Me too’) con la discussione dal titolo ‘La sensibilizzazione come strumento di prevenzione’, la dottoressa Melania Chiacchiari (psicologa SIPROIMI/SAI) che proporrà un discorso su ‘Le ferite dell’anima, le ferite invisibili’, la dottoressa Emanuela Teresa Galasso (psicologa C.A.V. Liberaluna) con il suo intervento dal titolo ‘Quando una donna si rivolge al C.A.V. Liberaluna: dal potere al possibile’ e le espressioni artistiche ispirate alla poesia di Mary Simmerling ‘What I was wearing’, e ‘Sally’ con la coreografia di Mario Pompeo.
Restando in ambito scolastico e ancorati agli insegnamenti della storia dell’arte, si ricorda che tra tutte emerge una pittrice definita per eccellenza l’icona della lotta alla violenza sulle donne: vissuta nel ‘600 Artemisia Gentileschi viene ricordata per essere stata la prima donna ad aver avuto accesso all’Accademia di Arte del Disegno di Firenze e ad aprire una scuola di pittura a Napoli.
Stuprata da un collaboratore del padre, Artemisia saprà riscattare la violenza subìta attraverso il suo talento, dimostrando che la tenacia, la forza di volontà e la capacità di reagire ai soprusi morali e fisici non devono mai avere l’ultima parola.
Federica Passarelli
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