CAMPOBASSO – Commercio infracomunitario di auto, indagato dalla Procura di Campobasso un rivenditore molisano.
La Guardia di Finanza ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo “finalizzato alla confisca diretta e per equivalente del profitto dei reati fiscali di cui al d.lgs n.74 del 2000 – per un importo pari a circa 270 mila euro – nei confronti di soggetto indagato per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici di cui all’art.3 del d.lgs 74 del 2000 e di omessa presentazione dichiarazione dei redditi di cui all’art.5 del d.lgs 74 del 2000″. Così si rileva in un comunicato della Procura della Repubblica di Campobasso.
L’indagine che ha interessato più società facenti capo allo stesso indagato e diverse annualità di imposta ha svelato l’esistenza di un sistema criminoso organizzato dall’indagato nell’ambito del commercio infracomunitario delle autovetture. Per realizzarlo veniva predisposta falsa documentazione inerente la compravendita di tali beni. In particolare la società molisana di cui l’indagato risultava il legale rappresentante procedeva a vendere le autovetture ad altre società aventi sede in Polonia e Bulgaria sempre gestite da lui ed il cui unico scopo era quello di interporsi fittiziamente nelle compravendite facendole figurare dunque come cessioni intracomunitarie esenti da Iva in base alla normativa di cui all’art. 41 del dl 311 del 93.
La fase successiva del meccanismo illecito prevedeva poi che queste stesse autovetture dopo pochi giorni venissero rivendute e immatricolate in Italia attraverso la predisposizione di documentazione falsa che attestava contrariamente al vero, che il singolo e ignaro acquirente si era recato nel paese europeo per acquistare l’autovettura e che pertanto nulla doveva in termini di Iva in Italia. In tal modo l’indagato per il tramite della società molisana realizzava fittizie vendite intracomunitarie alle sue stesse società estere trattandosi al contrario di autovetture che, non avendo mai lasciato il territorio dello Stato, venivano vendute direttamente dalla società italiana ai clienti italiani. Tali condotte criminose venute alla luce grazie alla luce grazie al lavoro del Nucleo P.F.E della Gdf di Campobasso, hanno consentito di ritenere raggiunta la prova del fumus dei reati fiscali ascritti all’indagato attraverso i quali lo stesso avrebbe conseguito un profitto pari a circa 270 mila euro.
Il procedimento è nella fase finale delle indagini preliminari nel corso delle quali l’indagato potrà esperire in ottica difensiva tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito”.
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