VENAFRO – I dati dell’Arpa Molise rivelano i soliti sforamenti che riconoscono a Venafro il costante e triste primato nella classifica dei luoghi più inquinati del Molise.
Si potrebbe dire che chi ben comincia è a metà dell’opera. Un’opera di certo disastrosa che non trova requie nemmeno durante le prime settimane del nuovo anno, anzi.
I dati relativi alla qualità dell’aria che si possono esaminare sul sito dell’Arpa Molise indicano una situazione ormai nota che vale la pena di sottolineare solo a scopo informativo, perché la segnalazione continua degli sforamenti oltre i limiti previsti dal legislatore pare sia un modo come tanti per mettere in chiaro come l’attenzione degli abitanti della Piana non sia più un’attenzione sonnacchiosa bensì una riflessione assidua sulla drammaticità di un fenomeno che coinvolge e sconvolge questa porzione di territorio additata come la più inquinata del territorio molisano.
Dunque, i dati rivelano che la centralina Venafro2 ha registrato in ordine al PM10 una media giornaliera di 52 ug/m³ a fronte del valore limite pari a 50 ug/m³ previsto dalla legge e ben 5 sforamenti dall’inizio dell’anno fino a domenica 14 gennaio (la data di riferimento riportata nella tabella dell’Arpa Molise).
Ciò significa che Venafro potrà sforare solo per altre trenta volte fino alla fine del 2024, essendo trentacinque il numero dei superamenti giornalieri sanciti dalla legge. Situazione analoga per il PM2.5 la cui media giornaliera ha superato di gran lunga il limite annuale pari a 25 ug/m³, registrando nella centralina di Venafro2 un’incoraggiante media di 39 ug/m³.
Ancora un tavolo tecnico per allungare lo sguardo sulle annose problematiche ambientali che interessano il territorio. Il sindaco Ricci ha chiesto di rivolgere maggiore attenzione agli opifici presenti nella piana di Venafro attraverso il monitoraggio, l’installazione di nuove centraline mobili, sancendo limiti alle emissioni e ponendo delle prescrizioni alle autorizzazioni.
Scorrendo sulla piattaforma social più nota agli internauti è possibile imbattersi, a volte, su parole importanti che conservano un peso non indifferente per chi non intende arrendersi all’avvelenamento che prevarica indisturbato sul territorio e pertanto diventa interessante leggere in un post come un noto dermatologo di Venafro affermi che “i tumori della pelle nella mia casistica (e parlo di numeri oggettivi) sono quanto meno raddoppiati negli ultimi cinque anni e che l’età media dei malati si è abbassata. E parlo di un’esperienza di trent’anni di attività come dermatologo”.
Ebbene, quell’attenzione sugli opifici che viene reclamata da più parti deve porsi obbligatoriamente come pietra angolare, se davvero si vuol venire a capo del fenomeno che riesce ad infiltrarsi nelle vite degli abitanti della Piana sconvolgendone negativamente le esistenze.
Il traffico (responsabile dell’inquinamento, secondo i dati della relazione ISPRA, solo per il 5%) ha sempre attraversato Venafro: Via Campania e Via Colonia Giulia sono probabilmente da sempre le strade più conosciute dagli automobilisti, punti di snodo e di fuga che conducono fuori regione, verso la capitale, verso la città partenopea. La costruzione della bretella che favorisca la deviazione del traffico cittadino è uno specchietto per le allodole: allontanerebbe ulteriormente dal vero problema che sta esasperando la Piana e che sta condannando senza mezzi termini la validità e la fondatezza del diritto alla salute, un diritto fondamentale a cui tutti i cittadini debbono poter aspirare per vedersi garantire un’esistenza dignitosa.
Federica Passarelli
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