VENAFRO – Il Comitato SS. Rosario prosegue la battaglia civile a favore della salute denunciando pubblicamente la situazione emergenziale e invita i cittadini a fare altrettanto.
Il quadro che emerge dai dati relativi al 2021 evidenziati nell’ultima edizione dell’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale realizzato dall’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute, non è affatto dei più felici se si considera che in dieci anni sono stati chiusi ben 125 ospedali. Se nel 2011 tra pubblici e privati erano 1.120, nel 2021 sono scesi a 995, con un taglio marcato per quelli pubblici (ovvero 84 in meno in dieci anni). Una situazione emergenziale dalla quale non è esclusa la sanità Molisana e in particolare l’Ospedale SS. Rosario, rispetto al quale il Comitato mette in evidenza, in un comunicato, come gli accadimenti che hanno riguardato il nosocomio venafrano si siano intrecciati con un sistema articolato che non ha tenuto conto delle richieste fatte in passato dall’Associazione di volontariato, in merito ad esempio alla riconversione dell’ospedale di Venafro dopo la chiusura dei reparti per acuti (Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Rianimazione, unitamente al Pronto Soccorso), riconversione che mai è stata realizzata. Come pure la richiesta di potenziamento della Casa della Salute-Ospedale di Comunità SS. Rosario che è stata ugualmente disattesa.
Il Comitato dichiara tutta la sua insofferenza nei confronti di una situazione sempre più drammatica che rischia di precipitare in maniera irreversibile sancendo quello che da tempo immemore va paventandosi, ovvero la chiusura definitiva delle attività attualmente presenti che sono, come sottolineato nel comunicato, quelle dell’ex Distretto di Venafro. Sulla scorta di quanto affermato, il Comitato SS. Rosario tenta anche la carta della smentita, invitando il Presidente Roberti, il D.G. Di Santo e il Commissario Bonamico a visitare al più presto la Struttura, facendo leva anche su quella caratteristica che le appartiene e che la distingue dagli altri nosocomi della regione, ossia la sua completa antisismicità, un punto a suo favore che merita di non essere trascurato.
Il Comitato dunque proprio “per garantire una prima risposta sanitaria all’emergenza-urgenza nel nostro territorio e realizzare una continuità terapeutica tra il territorio e l’ospedale di riferimento”, ritiene fondamentale ripristinare il ‘Punto di Primo Intervento’ già attivo presso l’ospedale per acuti denominandolo ‘Punto di Primo Intervento Territoriale’ (P.P.I.T.), e prosegue chiarendo che “il P.P.I.T. dovrà essere dotato di medico ed infermiere unitamente alla postazione del 118, in modo tale da diventare un punto di riferimento di tutto il territorio circostante per gli interventi di emergenza-urgenza e garantire in particolare la stabilizzazione del paziente in fase critica per il successivo trasporto presso il Pronto Soccorso di Isernia, oltre a garantire piccole prestazioni dei codici gialli e verdi”. Inoltre il P.P.I.T. “dovrà essere dotato di un ‘Point of Care’ per gli esami urgenti, di una piccola strumentazione e di presidi medico-farmacologici”.
Il grido di aiuto del Comitato SS. Rosario, così come si evince dal suo comunicato-denuncia, si estende ad una comunità variegata che coinvolge i sindaci di Venafro, Sesto Campano, Pozzilli, Montaquila, Conca Casale, Monteroduni, Cerro al Volturno, Colli al Volturno e sulla scorta di quanto avvenuto con la manifestazione ambientale organizzata dai ragazzi dell’Istituto Giordano, la mobilitazione a cui ambisce l’Associazione di Volontariato che difende l’ospedale dovrebbe coinvolgere necessariamente tutti: studenti, sindacati, organizzazioni locali e sociali.
Non si può che concludere con una intuizione quasi surreale che sembrerebbe attribuire alla Piana di Venafro una disturbante morale Kafkiana, perché qui il diritto alla salute pare venga strenuamente messo alla berlina in vari modi. E’ sufficiente guardarsi intorno, contare gli opifici e pareggiarli con i luoghi in cui si curano i pazienti. La lotta è palesemente impari.
Federica Passarelli
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